Candor Chasma IL DIPINTO UCCISO
[Uscita: 16/09/2016]
#consigliatodadistorsioni
Tornano Simon Balestrazzi e Corrado Altieri con il loro progetto Candor Chasma, questa volta su etichetta Azoth, dello stesso Balestrazzi. Dopo l’ultimo “The Key” (2014, Old Europa Cafè) continua l’esplorazione tra le pieghe del recondito, lungo la dimensione umana più sfuggente e inconosciuta. Si passa dal capitolo dedicato all’occultismo a una extrasensorialità più artistica e astratta. Il tema è di pura fantasia dell’orrore anche se ancora una volta il sovrannaturale fa capolino. "Il Dipinto Ucciso" si ispira ad un romanzo di Paolo Di Orazio, musicista a sua volta (batterista di Latte E I Suoi Derivati) scrittore, fumettista, illustratore audace e provocatore, famoso per aver dato contributi a riviste sui generis come ‘Splatter’ e ‘Mostri’. La storia macabra e grottesca racconta di un pittore surrealista di nome Randal che precipita in una sorta di transfert perverso e visionario gli eccessi della sua strabordante fantasia, finendo per imprimere sulla tela ossessioni e deviazioni dal palpito vitale.
La teatralità e la cinematicità di una storia estrema, dai contorni marcatamente pulp, con evidente gioco di iperrealtà macabra da grand guignol, viene tradotta in musica incuneando le iperboli su un piano subconscio e psicologico, trasformando l’esplicito in sottigliezza tagliente e latente. In questo senso molte delle dispersioni del romanzo ritrovano un filo conduttore più lineare e coerente. Le musiche introspettive e le vibrazioni scarne e ancestrali di Candor Chasma rendono molto bene la semiotica della dimensione parallela. La metafora musicale si presta ad una maggiore comprensione di quella narrativa e descrittiva. E’ possibile plasmare la complessità in una forma che ci rispecchia e in una visione conforme al nostro vissuto, per cui la proiezione che ne scaturisce riguarda unicamente pulsioni e fobie profondamente intimistiche, una sfida aperta con la materializzazione degli incubi, con il riaffiorare implacabile di ciò che si vuole rimuovere.
Tamponamento di due correnti rende molto bene l’idea di scontro e perturbazione. Il suono scarnificato e riverberato è riportato alla sua essenza, la sua micro variazione si sintonizza con le indecifrabili sfumature dell’ansia, dell’inquietudine. Abbraccio immortalato con i suoi stridori fastidiosi è forse l’assalto più cruento tra i nove episodi presenti. La lotta impari, primitiva e sanguinaria tra interiore ed esteriore, tra ciò che si conosce e ciò che resta estraneo. Il Complotto Che Cade, Disordine Per Intrusione, Il Sonno Di Ivonne. Il tentativo di reificazione, tra metamorfosi e repellenza, per entrare nella conoscenza, nell’immortalità del non avere limiti. Una necessità di penetrazione identificazione che ci snatura e ci avvilisce nel momento stesso in cui si relativizza la propria unicità e complessità.
Cliché post esistenziali ben analizzati visivamente dalle pellicole di Cronenberg e che per una specie di ironia della sorte sono ben restituiti, nel suono, nella loro analisi profonda e nella loro inintelligibilità emotiva, proprio da una tecnologia manipolata artigianalmente. Apici di questa simbiosi creativa sono senz’altro Le Muse e Gli Eredi Del Mulino.
Correlati →
Commenti →