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12 Agosto 2025

ItalRock – 5

2025

Debutta con questo album, "I Racconti Di Aretusa", di due coraggiosi sperimentatori di diversa generazione come Lino Capra Vaccina e Mai Mai Mai, nella vita Toni Cutrone, l'etichetta Baccano di proprietà della Luiss University e curata dallo stesso Cutrone. La cosa ha destato qualche polemica e un certo stupore, ma quel che conta è la musica e la validità artistica del progetto che ha già raggiunto i tre titoli, tutti di sicuro interesse. Quattro brani intorno ai diei minuti di durata nati durante una residenza nell'isola di Ortigia, siamo immersi nell'universo mitologico greco-siculo che dalla storia e dalla città di Siracusa può trarre terreno fertile. Così come fertile è l'incontro fra l'elettronica, gli efffetti e le percussioni di Mai Mai Mai, qui più levigata e ammorbidita rispetto alle asprezze dei suoi lavori solisti, e il piano e il vibrafono di Lino Capra Vaccina. Il mito di Aretusa che per sfuggire ad Alfeo si trasforma in fonte in quel di Ortigia lega i quattro brani nei quali se è prevalente un'atmosfera eterea e misteriosa, ma evocativa di miti ancestrali che si riverberano con tutta la loro forza nella contemporaneità, non manca l'aura mistica, il disco è stato registrato in una chiesa, ma anche i richiami all'oggi, i field recordings in particolare nella terza traccia, e i rimandi forti e inevitabili all'elemento dell'acqua.

(Ignazio Gulotta) Voto 8

Terzo album per il musicista pesarese Paolo Tarsi pubblicato dalla sua etichetta Anitya. Il titolo “Unnatural Self” può farci comprendere quale sia l’idea che sottende il disco, rappresentare attraverso la musica e i testi la cupa incertezza che pervade il mondo da quando il potere tecnologico mette a rischio la nostra umanità, inghiottita e stravolta da forze che non riusciamo più a controllare. La rappresentazione di un futuro distopico che trova forza in brani come Unfinished Person in cui in un’atmosfera algida e futuristica data dal synth ci si chiede se in un’epoca totalmente digitalizzata «Can you still call yourself a man?» fino alla desolata visione del pianeta ormai popolato da insetti meccanici dopo la guerra distruttiva che tutti paventiamo di una Ballet Mecanique le cui atmosfere cupe si prolungano nella strumentale Tabula rasa, inquietudini e tremori che trovano l’apice nella conclusiva Spiritual Home, le macchine ci dominano e «We’re gods in ruins/Fragile people on fragile earth», qui gli arrangiamenti elettronici in stile synth pop assumono un andamento ipnotico e meccanico alla Kraftwerk. Molte e illustri le collaborazioni da Blaine L.Reininger, a Malcolm Holmes, da John Helliwell ad Alessandro Gerbi.

(Ignazio Gulotta) Voto 7.5

Nic Marsél fondatore dei Circo Fantasma si è poi dedicato alle colonne sonore e adesso pubblica il secondo lavoro a suo nome, "Sotto Il Livello Del Mare". Come spiega lo stesso autore c’è un filo conduttore nel disco: «Le dodici canzoni che compongono il disco alludono in maniera coerentemente contraddittoria alla vita anfibia alla quale ci stiamo adattando senza opporre resistenza. Sono dodici incursioni in quel mondo blu dentro al quale stiamo scivolando quantunque, per umana propensione, fingiamo di ignorarlo». La voce di Marsél , aspra, fumosa, esprime molto bene questo senso di disagio, sconfitta che emerge dai suoi versi sia nelle canzoni più intime e cantautorali come Resistere o Rivoluzione Blu sia in canzoni affini all’indie americano come la bella Gus Van Sant o Rivalsa sia in ballate rock che ruggiscono di rabbia come La Gravità Delle Cose o Cane Bassotto. Marsél canta con passione e personalità i tempi bui che stiamo vivendo, piacerà a chi ama Giorgio Canali o i Gang. Il disco esce per Viceversa Records.

(Ignazio Gulotta) Voto 7.5

La Seahorse Recordings pubblica l’Ep di esordio, "Luna Nova", dei casertani Selenia, un duo folk composto da Athena Fedele, voce e testi e dal pluristrumentista Benedetto Salamone al quale si è aggiunto per l’occasione il chitarrista Ubaldo Tartaglione. La lingua scelta è un misterioso mix di dialetti campani e termini arcaici, qui infatti siamo lontanissimi da tarante e pizziche, quello dei Selenia è un affascinante dark folk sorto sotto le influenze arcaiche e magiche della luna e delle ombre che questa allunga sulla terra e sulla nostra psiche. Cinque brevi tracce acustiche che ci fanno vagare fra le sponde del Mediterraneo e i monti dei Balcani, certo ci potresti anche ballare, ma l’inquietudine serpeggia fino a sfiorare il dramma come accade nella favola nera Lo Wurvo De L’Infierno, il punto più alto dell’Ep, o nella traccia d’apertura Vacantaria fra giri ipnotici di chitarra e la misteriosa voce narrante che si dissolve in un canto intriso di malinconia. Questa vena dark è la nota più promettente della musica dei Selenia che speriamo approfondiranno in futuro.

(Ignazio Gulotta) Voto 7

Esce per la MoovOn Label il secondo lavoro dei torinesi Magazzino San Salvario dall'ironico titolo di "Piace Alla Critica", che è anche la traccia di apertura che con spigliata ironia e un ritornello immediatamente accattivante affronta il non sempre facile rapporto con la critica, Ci Vorrebbe Un'APP scherza, ma non troppo sulla follia delirante dell'uso del cellulare, mentre Figlio è una ballata intima con cui si rivolge al figlio fra speranze e timori per il futuro e si collega come tematica a Cinquanta anche se il tiro è più rock, L'ultima chiamata è una ballata dedicata a un'amica scomparsa, molto riuscita l'idea di far chiudere Stare Da Cani dai Piccoli Cantori di Torino così come il sarcasmo della ballabile e celtica Funeral Party, a chiudere Davanti A Me ballata folk e grintosa contro la guerra. In un efficace equilibrio fra brani beffardi e ironici, altri che affrontano temi più personali e altri ancora di impegno civile, il disco del quartetto torinese si fa apprezzare grazie ad arrangiamenti vari, a una bella verve espressiva, non a caso i musicisti hanno precedenti esperienze con Mau Mau e gruppi ska, e a testi diretti ed efficaci.

(Ignazio Gulotta) Voto 7

In bilico tra Brecht e Gaber, tra chanson, cabaret e swing, tra dileggio e utopia. Una circense messa in scena che scivola giù dal proscenio e si trasforma in un concept che, con bizzarra leggerezza, racconta di labilità esistenziali. All’interno dell’omonima opera prima “Musicanti Di Brama” è condensata l’essenza dell’interessante, quanto ambizioso, progetto concepito nel 2018 dalla cantautrice romana Daniela Maurizi e dal chitarrista svizzero Michael Wernli (in seguito affiancati dal bassista Antonio Abruzzese e dal batterista Alfredo Proietti Gaffi, quest’ultimo sostituito a registrazione ultimata del disco da Luca Giudice). Anticipato dal singolo Presunti Onesti, esuberante celebrazione della delirante stereotipizzazione linguistica, l’album si snoda in una successione di coinvolgenti siparietti teatrali tra i quali spiccano Ostaggio, I Am e Lasciami Andare. Un debut-act di assoluto rispetto per quattro cantori del desiderio. E del grottesco.

(Alessandro Freschi) Voto 7

Due anni dopo l’esordio intitolato “La Ragnatela”, gli Animanoir (Enrico Castigliani, Antonio De Rubertis, Carmelo Delle Rose, Alessandro Fiore e Andrea Doria) danno alle stampe per la Bravehop Records il sophomore “Animali Notturni”, proseguendo sulla linea di un rock dallo spessore cantautorale a cui la band adesso riesce ad aggiungere un livello di maggiore personalità sotto il profilo della scrittura. Le nuove undici tracce trasmettono un senso di rielaborazione del percorso personale compiuto da ciascuno dei musicisti che, nella dimensione collettiva, si traduce in un peso specifico fatto di sottile e decadente energia, così come in Pecore E Lupi, una delle tracce più significative dell’album. Interessante notare come a momenti di maggiore sound ninenty oriented come nell’opener Normale, ne Il Tuo Nome, oppure ancora ne La Maschera, si alternino passaggi più eterei e dalle ampie aperture (vedi Il Mondo Si Addormenterà). Forse Neve è la sintesi complessiva del progetto. Dalla traccia si trae una visione che punta ad una consolidata struttura classica nella rielaborazione dei modelli di riferimento come il rock che dai primi Litfiba è arrivato a consolidare la propria collocazione sulla scena alternativa in Marlene Kuntz e Afterhours. L’album si chiude con le sospensioni oniriche dello strumentale Untitled #26: solo chitarra e voci catturate in field recordings ed avvolte in un’aura di riverbero. Band da seguire con interesse e con margini di crescita che potrebbero riservare sorprese su un terreno di maggiore sperimentazione.

(Giuseppe Rapisarda) Voto: 7

 

 

 

 

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