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30 Luglio 2025 ,

Antonio Ministeri Fernweh

2025 - enjou
[Uscita: 08/06/2025]

A volte il metodo migliore per approcciarsi a un album ai fini della recensione è proprio il titolo; da un titolo, se esso è evocativo di immagini pregnanti, si apre come in una spettrografia di luci iridescenti, una serie di universi immaginari che invadono la mente. È il caso dell’ultimo lavoro, il secondo, di Antonio Ministeri, “Fernweh”. Fernweh nella lingua tedesca esprime non tanto la voglia di viaggiare, quanto la nostalgia di contrade lontane, il richiamo di luoghi, forse anche mentali, dove lo spirito errante, come un moderno Ulisse, anela a rifugiarsi. Antonio è un pianista e compositore originario di Scordia, nel catanese, e da anni ormai trapiantato a Rovigo, luogo in cui si laureato in Musica Elettronica, presso il locale Conservatorio. Ha esordito nel 2023 con l’album “In Bloom”, da noi recensito, e la sua musica si contraddistingue per i toni pastello, una virtuosa miscellanea di musica elettronica appena accennata, ambient e minimalismo, che avvolge l’ascoltatore con note cristalline e fluenti. Questo rappresenta l’istinto incoercibile al viaggio verso terre ignote, e ogni brano è come una piccola imbarcazione che salpa alla ricerca di mete lontane. A partire dal primo brano, There is Much More Sea Than We Can Imagine, il suono si fa rarefatto, il piano evoca distese equoree sterminate, e il quartetto d’archi, due violini, una viola e un violoncello, ricama note come spume soprannaturali. Moon After Moon è un breve e delicato cammeo per solo piano, mentre in No Land rileva attraverso l’intreccio degli archi il desiderio dell’altrove, l’essere qui e in nessun posto, come in un quadro di Turner dove le immagini di cielo e terra si confondono in un’unica sfumatura. No Name, lo smarrimento del senso d’identità, con echi alla Sigur Ros, è forse l’episodio più intenso dell’album, in cui l’elettronica lieve si coniuga abilmente con la fuga degli archi. Here è una traccia minimalistica contrappuntata dagli archi in maniera aerea, mentre la conclusiva Muse suggella, con un intreccio sognante tra archi ed elettronica, in un crescendo di note ascendenti, un lavoro di rimarchevole livello.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo (Direttore Editoriale)

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