Stefano Pilia Lacinia
[Uscita: 25/02/2025]
Il Modernismo musicale del Novecento ci ha veicolato in maniera chiara un concetto fondamentale: l'attenzione al timbro, al suono, alle sue peculiarità. Stefano Pilia ha compreso in maniera precisa questo assunto e la sua musica manifesta un'attenzione totale, incredibile a questo concetto. Classe 1978 il musicista genovese, ma bolognese di adozione, si muove tra diversi interessi: formazione classica, sperimentazioni in ambito rock alternativo e verso la ricerca elettroacustica. Con il precedente album dello Spiralis Aurea Trio aveva delineato già alcune linee di interesse della sua musica che si fanno più evidenti in quest'ultimo progetto, uscito da poco per la sempre attenta etichetta milanese Die Schachtel. Il riferimento assoluto è per la musica liturgica e devozionale del maestro estone Arvo Pärt ma anche di altre alcune figure del panorama contemporaneo: La Monte Young, Pauline Oliveros, Eliane Radigue. "Lacinia" significa non solo merletto, indica anche i lobi di molte piante con la loro forma frastagliata. Il pensiero corre verso un'altra immagine tratta dalla botanica, il rizoma, che viene preso in prestito da due pensatori, Gilles Deleuze e Felix Guattari, che ne hanno tratto un concetto importante per la rilettura del pensiero filosofico contemporaneo. Come ricordano nel libro "Mille Piani": «Nel rizoma non ci sono punti o posizioni, come se ne trovano in una struttura, un albero, una radice. Non ci sono che linee». «Un rizoma non incomincia e non finisce, è sempre nel mezzo tra le cose, inter-essere, intermezzo...». Alla struttura gerarchica si sostituisce il rapporto libero e molteplice tra gli elementi. L'opera si racchiude in se stessa, è autonoma nella sua esposizione, e nello stesso tempo abbraccia silente tutte le cose. L'opera si divide in sedici tracce, alcuni brani sono proposti con ensemble differenti (Lacinia Off Axis o Eve) oppure Maris Stella Plectere II e VII). L'estetica di Pilia usa semplici elementi melodici e armonici ma la sua grande intuizione e non cedere mai all'ovvietà, situazione facile data l'esiguità del materiale usato. Sidereus Plectere IV e Maris Stella Plectere II ci offrono un organo che viene sfruttato per il suo splendido flusso d'aria continuo, palpabile, che più che ricordare un suono assomiglia alla densità materica del colore sulla tela di un dipinto. Più che interessarsi allo sviluppo dei brani l'artista genovese pare essere concentrato sul suono, sulle sue possibilità, sulle molteplici sfumature che può offrire. La brevità dei brani e la concentrazione ne sottolineano fortemente la carica espressiva (Nova Pt.1). Il carattere ieratico che caratterizza il progetto si mantiene tale dall'inizio alla fine senza subire cedimenti. La bellezza del progetto è innegabile e il consiglio che si può offrire agli ascoltatori è di cercare di poter assistere dal vivo all'esecuzione di quest'opera.

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