Gianni Venturi Ogni Cosa Era Di Luce
[Uscita: 16/05/2025]
“Ed improvvisa vibra la luce nei grattacieli ai bordi del cuore”
Anarchico spirito errante del ‘pensiero terribile’, esploratore indomito, passionale funambolo sospeso sulla tesa corda dell’emozione, dell’estro. Non c’è niente di scontato, di apparentemente prevedibile nelle creazioni artistiche di Gianni Venturi. Cruciali cambi di abito e di narrazione, attrazioni in perpetuo divenire; Tazebao, Molok, Altare Thotemico, Qohelet, Banda Venturi, raffigurano solo alcune delle pregevoli identità musicali portate alla luce dallo zelante demiurgo nel corso dell’ultima decade. Adesso, agitato dalla necessità di raccontare l’essenza del sentimento, Venturi brillantemente supportato dal produttore Raffaele Montanari, ritorna sulla scena discografica con un lavoro di stampo cantautorale all’interno del quale riveste di elegante pop dieci suggestive composizioni. “Ogni Cosa Era Di Luce” è il titolo di questo poetico scrigno sonoro che custodisce cartoline di vita vissuta, amori, sogni, e soprattutto anime. Tra i genuini ritratti, più o meno autobiografici, tratteggiati dal ‘gitano romagnolo’ colpiscono gli struggenti vuoti di Amare È Come Danzare La Vita (‘Vivere ai bordi del sentimento non spezza i cuori ma li congela’), le cervellotiche solitudini di Sono Altrove Ma Non Qui” (‘Mi abbraccio da solo, che altro fare, credevo ancora di non essere felice’), le colorate speranze di Luccica (‘Nessun dolore può resistere ad un grido di piacere’) nonché gli intensi riverberi esistenzialisti di Neve Calda e della title track. Particolare menzione spetta al duetto con la talentuosa Vera Della Scala, soprano dalle inclinazioni symphonic metal, ne La Casa Dell’Anima, traccia che fluisce morbida tra eleganti battiti e suggestivi vocalizzi. Cambiano gli approcci con il contesto musicale, decisamente le tematiche da affrontare, non muta la qualità dell’opera che ne scaturisce. Appare inesauribile la fonte di ispirazione dalla quale Venturi attinge per imboccare, di volta in volta, sentieri compositivi incontaminati. Un assoluto fuoriclasse del rinnovamento che per “Ogni Cosa Era Di Luce” decide di mettere a nudo ferite e sentimenti, porre temporaneamente in disparte elucubrazioni dotte ed articolate e dare sfogo all’innata quanto ammirevole ‘vena da poeta’ di cui è eccezionale depositario. In attesa di entrare in contatto con sue future metamorfosi ci concediamo il privilegio di applaudirlo. Ancora una volta.
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