ItalRock – 2
A tre anni di distanza dal precedente lavoro, ritorna con "III" la band milanese Huge Molasses Tank Explodes con una line-up parzialmente rinnovata, ma con un sound più compatto e sicuro lungo la strada di uno space-rock psichedelico influenzato dal kraut. Dopo una breve ed epica introduzione strumentale segue la potente e ipnotica Bow Of Gold, un incedere lento fra cupo shoegaze e synth-kraut crea un’atmosfera fuori dal tempo e straniata, confermata dalla più morbida, ma non meno alienante Tenous Form, anche qui il particolare uso dei riverberi e delle voci eteree, salmodianti sono determinanti nel dare il tono alle canzoni. Distant Glows è un’intensa ballata 'pinkfloydiana', mentre Indeterminate vira verso un synth-pop ravvivato da un drone di chitarra e un andamento spiraliforme che esplode nel rovente finale, Eerie Light ci immerge in un’atmosfera onirica, in The Fall l’ispirazione kraut crea un brano che è come una ipnotica discesa verso l’ignoto fra sporche distorsioni e ritmiche micidiali, chiude la splendida Endless Moum, quasi sette minuti di psichedelia martellante e ipnotica. Il disco degli HMTE può benissimo stare accanto a quelli dei My Bloody Valentines o Juju e dimostra la validità della psichedelia di casa nostra. (Ignazio.Gulotta) Voto 7,5
Esordio per il musicista toscano Giacomo Biancalana, già batterista nella band Misere de la Philosophie, che qui col moniker LF crea un album, "La Bambina E I Mostri", dalle atmosfere ipnotiche e cupe, mentre i testi, in italiano, spargono immagini inquietanti e torbide di una città popolata da idoli, feticci disumanizzati eppur temuti e venerati. Un futuro distopico e desertificato sottolineato da una musica frastagliata da riff di synth, percussioni ossessive da scenari post industriali su cui il canto ieratico stende melodie monotone e conturbanti, si oscilla tra sonorità dark, industrial e ambient. Sette brani per poco meno di 25 minuti che si susseguono come un unico viaggio ipnotico dentro le paranoie che affliggono un mondo che nel futuro non sa o non può più immaginare la speranza. Fra i brani segnaliamo il synth-pop alieno di La Casa Degli Specchi, la martellante Esser Visti, l’onirica La Bambina con i suoi ossessivi droni di synth circolari e il dark ambient di L’ammaliatrice. (Ignazio Gulotta) Voto 7
I Corde Oblique dopo vent’anni di carriera giungono all’ottavo disco, "Cries And Whispers", la band gira intorno al chitarrista Riccardo Prencipe che anche qui si avvale di diversi collaboratori. Il titolo è ispirato all’omonimo film di Ingmar Bergman e si compone di due parti ben distinte, la prima fra indie-rock e metal e l’altra folk, anche se poi il disco mostra una sua compattezza e unitarietà di percorso. Infatti è tutto l’album che si muove in modo originale fra queste due opzioni, lo indica la traccia di apertura The Nightingale And The Rose che parte come un folk celtico fiabesco per poi corrompersi verso il metal, la dolcezza fiabesca della voce femminile ci porta verso il sogno e l’irreale tanto quanto il post-rock ci riporta a una realtà più cruda, altro esempio John Ruskin lirico e potente fra prog e post-rock o il doom metal di A Step To Lose The Balance. Non meno riuscita la seconda parte dove è protagonista la chitarra classica di Prencipe che accompagna la meravigliosa voce della bulgara Denitza Seraphim nella balcanica e struggente Eleusa Consumpta, ci regala, insieme agli archi, un’intensa e personale cover di Souvenirs De N’autre Monde degli Alcest e si cimenta con Satie. Un disco ricco di suggestioni e idee, dalla scrittura solida e arrangiato con gusto e abilità nel districarsi fra i vari influssi musicali. (Ignazio.Gulotta) Voto 7,5
Dopo aver adattato in italiano, sotto la benedizione dello stesso Tom Waits, il classico “Cold Water”, Nicolò Piccinni effettua il suo ritorno sulla scena discografica con il terzo lavoro di studio “mareAmare”. Accompagnato dalla band degli Internauti il cantautore torinese rilascia un ambizioso concept nel quale tratteggia la perdita e riscoperta del proprio ‘io’ nella dimensione virtuale, suggestive sfumature di emozioni assimilabili a “Superficie” e “Profondità”, titolo delle facciate dell’album. Corredato da un libro illustrato di racconti ed una raccolta di video, “mareAmare” attraversa nel suo incedere folk ballad, elettronica, blues e ritmiche latine; nel corso di questo sperimentale viaggio sonoro interviene a dar manforte una eccellente schiera di amici musicisti (Bunna degli Africa Unite e Giulia Impache della casa-laboratorio Pietra Tonale, sono due delle collaborazioni presenti) ed il risultato si lascia apprezzare. (Alessandro.Freschi) Voto 7
L'ensemble siciliano nasce da un’idea del chitarrista e cantante Filippo Paternò e del sassofonista Michele Mazzola cui si sono aggregati altri sei musicisti, questo Ep segna il loro debutto che come esplicita il nome datosi ruota intorno al tema del mare Mediterraneo. La loro musica è influenzata dalla musica popolare del sud e siciliana in particolare, ma influenze delle altre sponde del Mediterraneo sono ben visibili, canzoni calde, trascinanti, da vivere e ballare, ma che affrontano anche temi drammatici. Così Ammari è un folk ballabile con energia punk, mentre Istanbul sposa sonorità mediorientali e seducenti, venate di sogno e malinconia, mentre Mare Nostrum affronta il dramma dei migranti che tentano di attraversarlo e qui il tono si fa dolente e introspettivo, Setti Fimmini Ppi Un Tarì è una celebre filastrocca siciliana, l’ha usata anche Frankie HNRG, cantata con piglio e ritmo trascinante, chiude Terrasanta contro la violenza che gli uomini fanno alla natura. Buon esordio per una band che ha il coraggio di usare il dialetto siciliano e che ha nelle esibizioni live il suo punto di forza. (Ignazio.Gulotta) Voto 6,5
Il cantautore romano Daniele De Gregori pubblica un album di undici tracce, "Bolla Occidentale", incentrato sulle incertezze, gli squilibri, le paure della generazione smarrita dei Millennials, esplicitata in I morti In Dolore Di Tamagochi: «Quando sto bene sto male» recita significativamente un verso della title-track incentrata sul tema della depressione. Fragilità e debolezza sono il tema della bella Quadricipiti, impreziosita dall’organetto di Alessandro D’Alessandro. Il che ci porta a sottolineare la qualità degli arrangiamenti di Francesco Forni che donano spessore musicale alle delicate composizioni di De Gregori. Pregio del disco è quello di non cadere nell’autoreferenzialità o peggio nell’autocmpiacimento, le sue canzoni nascono sì da esperienze personali, da amici e conoscenti, ma diventano emblematiche di situazioni che a molti è capitato di vivere: i ricordi dell’infanzia in Enza E Rocky, la consapevolezza del tempo che passa in Daniele Va A Scuola, i dubbi di una donna di fronte ai primi capelli bianchi in Marta (E I Suoi Capelli), il rapporto col padre in Ecco e Signorsì. (Ignazio Gulotta) Voto 7
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