Lucio Corsi Volevo Essere Un Duro
[Uscita: 21/03/2025]
Comincia ad essere materia delicata occuparsi di Lucio Corsi ed è facile da capire il perché. Dopo il ridondante airplay procuratogli dal clamoroso successo di critica e pubblico al Festival dei Fiori anche il mondo della canzone italiana s’è accorto che dalle nostre parti esiste un bravissimo cantautore. Merce rara, rarissima, in tempi di trapper e cantanti con l’autotune. Non solo, la maggior parte degli appassionati di musica italiana ha appreso con stupore che l’estroso musicista grossetano non sta muovendo i primi passi ma ha alle spalle una discografia d’un certo spessore. Per la precisione ricordiamo che ha esordito esattamente dieci anni fa con “Altalena Boy/Vetulonia Dakar", distribuito da Sony Music e che raccoglie i due suoi primi extended play. Al di là delle solite ingenuità tipiche delle opere prime, in questi solchi ci sono spunti interessanti, storie e personaggi surreali, gli amati animali e la Maremma nel cuore. “Bestiario Musicale” (2017) è già un bel passo in avanti ma per le cose migliori dobbiamo aspettare “Cosa Faremo Da Grandi” (2020) disco che avrebbe già dovuto dargli la giusta visibilità. Sarebbero bastate da sole le prime due tracce, Cosa Faremo Da Grandi e Freccia Bianca, che ha fatto accostare erroneamente il nostro al filone glam, in questo ambito resta caso isolato, così come Amico Vola Via, per collocare Lucio nel podio con i migliori e invece il maremmano si ritrovò ad aprire i concerti di Vasco Brondi. Ma il nostro non s’è certo arreso e “La Gente Che Sogna” di tre anni dopo è l’ennesima conferma di un talento smisurato. Poi, Sanremo e il successo che ti piove addosso come un macigno. Alla premiazione il toscano pare essere contento del suo secondo posto, quasi a nascondersi, rimanere nell’ombra, cosa che da subito si rivela impossibile. Concede interviste a destra e manca, sempre gentile, disponibile e genuino, ha spalle abbastanza robuste per reggere il peso di una notorietà improvvisa. Il rischio di passare da indipendente e prendere lo scivolo per il mainstream diventa elevato, lui è il primo a esserne consapevole ma intanto un semplice tour iniziale di poche date si allarga a macchia d’olio quasi a voler elargire la sua arte a tutta la penisola. Il nuovo album, uno dei dischi italiani più attesi da molto tempo a questo parte, non poteva che prendere nome dal successo sanremese, “Volevo Essere Un Duro”, a tutti gli effetti il suo brano più orecchiabile e facilmente memorizzabile. Ma se pensate che Lucio abbia già tutti e due i piedi dall’altra parte della barricata dovete ricredervi. Certo, anche Tu Sei Il Mattino, primo estratto del nuovo disco e presente nella colonna sonora di "Vita Da Carlo", non si discosta molto da quelle coordinate. Anche qui si parla di “gente che sogna”, una costante della sua produzione. Sono due canzoni che strizzano l’occhio al grande pubblico, che potete definire easy ma se tutta la musica leggera (pop?) fosse così vivremmo notti più serene. Oltre a queste erano già in circolazione due tracce dove appare più forte l’impronta e influenza dylaniana. Francis Delacroix, voce e chitarra e pindarici voli di fantasia. Come non citare i versi dove dice che “viene dalla giungla, quella sul Passo della Cisa, che a Napoli ha fumato con il Buddha nel camerino di Bob Dylan (!). Geniali scambi di vocale in “lui che lavorava nella pampa in una pompa di benzina” ma pure “al Carnevale di Venezia quando spararono a Wojtyla” per finire con “Genghis Khan che fu venduto a Don Chisciotte della Mancia”. Geniale è dire poco. L’altra canzone, Nel Cuore Della Notte, oltre ad essere la sua traccia della sua intera discografia col minutaggio più alto, quasi 7 minuti, rappresenta il vertice della produzione del toscano che dimostra una volta per tutte che ha in mano le carte vincenti che mancano ai suoi colleghi. Il ragazzo di Grosseto, seduto al pianoforte sputa rime e versi a ripetizione, una sorta di Desolation Row in minore. Quel “nel cuore della notte” ripetuto ad ogni fine strofa, quel gatto “con poche vite ancora che sa fuggire dai sensi di colpa e tornare dopo giorni e giorni e giorni e giorni e giorni ancora, e giorni”. Molto ispirati altri versi come “Perché un amico a volte è come una chiesa, è un'ambulanza che ti corre incontro” oppure “E suo padre quanto sangue perdeva nel cuore della notte, ora la cerca lungo tutte le strade, ma le ferite a volte lasciano i segni, le prometteva due ali alla schiena e poi le mise due coltelli, nel cuore della notte”. Tutto molto bello e ispirato. Lucio Corsi al suo zenit creativo. Resta da parlare delle canzoni nuove, il grande pubblico non stava nella pelle per ascoltarle e quindi via. Sono le rimanenti cinque tracce, non tante perché al solito il disco è corto, il basso minutaggio è una costante della sua produzione, intorno ai trenta minuti totali. Va rispettata questa scelta perchè non sempre quantità fa rima con qualità e questo disco è l’ennesima riprova. Molto bella è Situazione Complicata, di cui si parla di una certa Giulia, brava donna ma che ha il difetto di avere un marito cretino mentre Questa Vita, è spumeggiante, piena d’allegria e ricca di coretti sixties. Forse non l’abbiamo detto ma il vero punto forte dell’album è la sua varietà quindi ecco il rock'n'roll cristallino dell’irresistibile Let There Be Rocko, il titolo è più un gioco di parole che un omaggio agli Ac/Dc, chissà chi sarà questo Rocco Giovannoni il bullo, ma poco importa. Pezzo gustosissimo e ballabile ai concerti. Più dolce Sigarette “così non corro il rischio di diventar vecchio mi fermo prima che sia inverno e “l’amara leggerezza nel dolcissimo far niente”. Gustosa pure Il Re Del Rave, quello che ascolta la Madonna che balla sotto cassa, che sembra Paul McCartney ma alla fine si capisce che porta pure iella. Al solito la fantasia non fa difetto al nostro giovane talento. Con “Volevo Essere Un Duro” Lucio Corsi ha messo la freccia (bianca?) e superato la concorrenza, non troppo agguerrita a dire la verità, del rimanente panorama cantautoriale, Sì’ perché lui è un vero cantautore, non si fa scrivere i pezzi dagli altri e usa la propria voce, pura e genuina, senza autotune e diavolerie assortite. Il 2025 ha appena albeggiato ma a fine corsa porremo inevitabilmente questo album fra le migliori produzioni italiane. Italiane certo ma il grossetano ha armi affilate e la canzone giusta per sbancare anche all’Eurovision, Noi glielo auguriamo di tutto cuore, finalmente abbiamo un altro artista di valore a nome Lucio dopo Dalla ma, soprattutto, il grande e indimenticabile Battisti.
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