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31 Marzo 2025

ItalRock – 1

2025

La copertina e il titolo del disco, "Urban Vision", di debutto del polistrumentista romano Nicola Lori, autoprodotto, ci indirizzano verso le atmosfere urbane e notturne che predominano nelle canzoni a partire dalla notevole traccia iniziale Running Life, inquieta e sensuale con la tromba in evidenza e i synth a sottolineare gli anfratti misteriosi e le ombre della notte. Il disco si muove in un’affascinante combinazione di elementi jazz, progressive e alternative alternando tracce strumentali e cantate. Numerosi i musicisti coinvolti da Colin Edwin ad Andrea Chimenti, Nicola Alesini, Robert Aceto, Grice Peters. Le dieci canzoni creano un affresco emotivamente vivo e coinvolgente sia in tracce energiche e apocalittiche come la title track, sia laddove predominano i toni malinconici e crepuscolari come in Helios impreziosita da un fretless bass che sembra lacrimare o i languori sensuali della suggestiva A Night In Istanbul, la spaesata Strana La Vita, unica cantata in italiano da un come al solito ispirato e suggestivo Andrea Chimenti a suo agio in un brano dalle sfumature esistenzialiste rimarcate dal piano. Un album dai paesaggi sonori ricchi e intriganti fortemente suggestivi ed evocativi. (Ignazio Gulotta) Voto: 7.5

Giunto alla mezza età e al settimo album Paolo Rig8 ci consegna un disco peri tipi di Snowdonia Dischi, anche questo come i precedenti suonato e composto interamente dal musicista, che contempla una sorta di riflessione sullo stato delle cose ed è evidente che questo non gli piace per nulla, come evidenziato dal titolo e dall’inquietante immagine di copertina, realizzata con l’AI, che ci rimanda a un nauseabondo hamburger uscito da un maleodorante fast food. Solo Se Mi Va, la canzone che apre il disco, è una sorta di dichiarazione di intenti «Sono fuori dal mercato/non ci sono mai entrato/… e canterò qualche canzone/per fare il buontempone/con tutto quel rumore/solo se mi va». Ma “Compost” è un disco costruito con intelligenza, passione e ironia, non è l’opera di un cinquantenne che si guarda l’ombelico, ma di uno che se è in crisi lo è perché è il mondo che lo circonda che gli sta stretto, che vive una crisi in cui sta rapidamente affondando. Curatissimi e vari gli arrangiamenti che spaziano dalla wave, allo swing, al cantautorato, ne è un esempio la splendida title track dal ritmo marziale da marcetta e una varietà di bizzarri suoni ad accompagnare il sarcastico testo. Album intelligente e godibilissimo. (Ignazio Gulotta) Voto: 7.5

Esordisce, per L'Airone Dischi, con questo EP di sole quattro canzoni, "Denti Di Leone", Antonio Calabrese, giovanissimo classe 2021 della provincia di Salerno. Le sue canzoni fragili e delicate come i fiori evocati dal titolo comunicano sincerità e voglia di comunicare, parlano della vita di oggi, delle paure e delle angosce che toccano anche le giovani generazioni, ma con la capacità di allargare lo sguardo oltre se stessi come accade nella canzone Umana Umanità che nel denunciare gli orrori dell’oggi assume insospettabili toni crudi e polemici. Semplici ed essenziali gli arrangiamenti assecondano le atmosfere intime e malinconiche dei brani, la chitarra acustica e il piano sono in primo piano, ma accompagnati da fiati, archi e percussioni creando un tappeto sonoro fra folk e dream pop. Un esordio convincente e molto promettente. (Ignazio Gulotta) Voto: 7

Nuova tappa del progetto messo in piedi dal musicista toscano Cosimo Bianciardi,Singolarità Nuda”, per Suburban Sky Records, usa fin dal titolo, il riferimento è agli indefinibili fenomeni che si osservano all’interno dei buchi neri, la metafora della terminologia dell’astrofisica per cercare di disvelare i meccanismi oscuri della nostra psiche. «Questo è il disco della discesa ancora più in profondità nell’universo della mia psiche! Ho “scomodato” l’astronomia per creare una grande metafora riconducibile al mio “super io”, attingendo come sempre al mio vissuto, alle mie instabilità, mettendomi ancora più nudo alla continua ricerca dell’equilibrio». Nelle canzoni non sarà difficile per chi ascolta rintracciare momenti, dubbi, paure, speranze, vicende vissute anche da lui nel tormentato viaggio dell’esistenza. Musicalmente va notata la varietà e l’originalità degli arrangiamenti curati da Fabrizio Orrigo che spaziano da suggestioni electro-pop, al pop psichedelico, alla ballata rock, alla leggerezza pop, alle suggestioni jazz. Fra le canzoni segnaliamo la grintosa Stadi Evolutivi, l’intima e sognante Nella Tua Luce, e la bellissima e malinconica ballata Nebulosa posta a conclusione dell’album. (Ignazio Gulotta) Voto: 7

All’indomani dell’esperienza teatrale “Blu, Dipinto” (Guascone Teatro), i cantautori Giulia Pratelli e Luca Guidi tributano all’indimenticabile ‘Mister Volare’, Domenico Modugno, un progetto discografico autoprodotto nel quale decidono di ripercorrere alcune delle significative tappe della sua ‘rivoluzionaria’ parabola artistica. Una rivisitazione interessante quella proposta dal tandem toscano, sorretta da ricercati arrangiamenti ed una suggestiva interpretazione, garbatamente rispettosa e nella quale traspaiono nitide passionalità ed attrazione per uno dei più grandi protagonisti della musica italiana. Brillano di luce propria Amara Terra Mia, Cosa Sono Le Nuvole e Dio, Come Ti Amo, passaggi di una scaletta che non rivela colpi a vuoto e nella quale si fanno apprezzare i camei di Marina Mulopulos e di Mauro Ermanno Giovanardi. Un apprezzabile omaggio colorato di blu. (Alessandro Freschi) Voto: 7

Il blues, si sa, è musica di dolore e sofferenza, ma anche di vigoria e ribellione, in questo EP di cinque tracce autoprodotto, "The Worst Is Yet To Come",  Johnny Peggiori si dichiara subito col titolo affibbiato al disco, cogliendo anche lo spirito di un’epoca inquieta e ben poco rassicurante. A farci sorridere c’è però la musica, il suo blues sanguigno e sincero, figlio di Muddy Waters e John Lee Hooker. Dei cinque brani due sono tradizionali: la torrida Catfish e il blues elettrico e sporco Rollin’ With The Devil, gli altri sono scritti da Jp: No One Left To Blame distilla desolazione e dolore sulle note della chitarra e dell’organo e nel passo pesante della batteria di Ruggero Solli, Pardon My Boogie è un trascinante strumentale figlio del miglior southern rock e infine il blues acustico maledetto e solitario di Nobody’s Fool. Registrazione casalinga e volutamente lo-fi che conferisce alla musica quel grado di buona artigianalità e di polverosità che ben si adatta al più autentico spirito blues. Dietro il moniker si cela un fonico che è stato a lungo collaboratore della nostra rivista: a voi scoprirlo. (Ignazio Gulotta) Voto: 7

Ignazio Gulotta - Alessandro Freschi

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