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26 Maggio 2025 ,

Goodbye, Kings Transatlantic // Transiberian

2025 - Dunk! / Overdrive Records
[Uscita: 02/05/2025]

Nel 2022 i Goodbye, Kings davano alle stampe “The Cliché Of Falling Leaves” che costituiva la rielaborazione con un metodo del tutto personale di un ampio apparato di rimandi e genealogia artistica. Tre anni dopo la band milanese pubblica il nuovo “Transatlantic // Transiberian”, album costituito da due lunghi movimenti omonimi ciascuno suddiviso in cinque sotto-segmenti sonori da considerare come tappe di un lungo viaggio onirico che attraversa il mondo o, forse, quello che ne resta. Le due parti sono legate tra loro come fossero l’una conseguenza dell’altra, pur intersecandosi su livelli differenti nella prospettiva dell’ambientazione sonora. Apparentemente il concept ruota attorno all’idea di viaggio, ovvero di un film immaginario che, partendo da una traversata oceanica, prosegue lungo i binari della ferrovia transiberiana per cercare i limiti estremi della gentrificazione. In realtà i Goodbye, Kings non raccontano l’uomo utilizzando la metafora delle distese oceaniche o di ghiaccio, così come non c’è alcun reale intento di descrivere la vita lungo lo scorrere dei paesaggi. Al contrario, si ritrova una narrazione indiretta dell'uomo attraverso la sua assenza in luoghi che, pur essendo terrestri, potrebbero appartenere ad un altro pianeta. È l’illusione di pensare ad un momento primordiale, a nuove possibilità per un futuro alternativo rispetto alla vita che abbiamo già scritto. E' proprio l’assenza - tanto come inizio quanto come fine di qualcosa - a diventare la chiave che ci lascia entrare nel nucleo più autentico di “Transatlantic // Transiberian”. L'opener Transatlantic inizia con un flusso ambient ed una energia che lentamente cresce. Le suggestioni di Harbour View portano ai luoghi interiori de “I Cormorani” di Paolo Spaccamonti e Ramon Moro, oppure ad una nostalgia che si annoda nelle fibre del ricordo di luoghi lontanissimi. E la nave va… si approssima alle sponde di “Rise And Fall Of Academic Drifting” dei Giardini di Mirò per poi continuare lungo solchi che diventano nu-jazz e soft progressive in America, fino ad approdare dalle parti dei Cinematic Orchestra di “The Man With A Movie Camera”. Transiberian si apre con l’epicità introversa di Moskva, uno sguardo dal finestrino intanto che le cose fuori si trasformano con la velocità del nostro passaggio. La dimensione cameristica di Lake Baikal diventa post rock evocativo alla Rachel’s, con la lentezza delle note del piano e il tintinnio di gocce che diventano ghiaccio al contatto con l'aria. Con Mongolia si scende nell’oscurità, il transito sulle rotaie diventa passo marziale in una sorta di arcaico rituale di sopravvivenza. Vladivostock è la stazione finale: il suo classicismo chiaramente ispirato alle partiture dei compositori russi diventa requiem struggente per il silenzio di città scheletriche come Pripyat. “Transatlantic // Transiberian” è un disco di grande suggestione da cui emerge il notevole lavoro di scrittura ad opera di un collettivo in costante crescita.

Voto: 8/10
Giuseppe Rapisarda

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