Simon Balestrazzi ULTRASONIC BATHING APPARATUS
[Uscita: 28/03/2015]
#consigliatodadistorsioni
Di Simon Balestrazzi abbiamo parlato moltissimo e grazie al suo prolifico talento negli ultimi anni non sono mancati suoi dischi che dalla nicchia più specifica della musica sperimentale - diretta a pochi e selezionati ascoltatori - sono finiti per diventare rappresentativi a pieno titolo di un nuovo interesse e di un nuovo gradimento sia nella scena post industriale che in quella elettronica e elettroacustica. Il grande merito è forse ascrivibile alla sua grande passione, alla cura meticolosa delle sue produzioni e alla sua indiscussa abilità di compositore e artista del suono. In questo ideale bagno di apparecchi ultrasonici, traducendo dal titolo del lavoro, “Ultrasonic Bathing Apparatus”, ci si immerge in un’elettronica dell’occulto che sortisce i suoi effetti psicologici più perversi e impietosi andando a incunearsi dopo un sottile e lento logorio di erosione, nella parte più intima e proibita del nostro inconscio. Non è quindi propriamente un bagno ‘marat-iano’ in cui ci si distende e ci si abbandona a qualcosa che rilassa e accarezza delicatamente quanto una cedevolezza che ci viene estorta con un effetto di stordimento latente e inesorabile.
Molte (quasi tutte) delle sette tracce in oggetto contengono la parola ‘immersione’ ma sembra che una forza indipendente dalla nostra volontà ci spinga verso un’apnea vischiosa e claustrofobica, giocando sadicamente con il senso di asfissia e lo smarrimento spazio temporale. First Immersion è un lungo tempo di sospensione che bilancia magnificamente la tensione creata dalla macchina digitale (con le sue emissioni sintetiche) e i cigolii meccanici e opprimenti dei field recordings e degli strumenti analogici. Oscillation è una scia ottenebrante, un crescendo vorticoso e straniante, in cui l’aleggiare dei tocchi metallici e lo stridore secco di ingranaggi ci riconsegna un sentore di tempo deformato e un’impellenza ansiogena a tinte davvero fosche. L’operazione di scarnificazione diventa implacabile in Second Immersion, Osmosis e Third Immersion, gli abissi oscuri tolgono letteralmente ossigeno al cervello e dalla fossa tombale delle viscere fuoriescono vibrazioni, emissioni alterate e distorte di reminescenze cariche di arcaico, di umano primitivo quanto di estraneo, esoterico, metafisico. Con In my Own Trasfigured Time prende vita una specie di cerimoniale pagano criptato in cui i suoni sono più pervasivi e più facilmente catalogabili ad una morfologia narrativa e cinematica. Last Immersion è un racconto per codici, ha una sua portata di intensità emozionale che si dipana in una religiosa progressione, è materia pulsante che parla di terra, di mare e di polvere stellare, accarezza i sensi e sussurra un umano osmotico e profondamente penetrante. Apoteosi catartica senza eguali.
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