Dream Weapon Ritual EBB & FLOW
[Uscita: 29/11/2014]
Dream Weapon Ritual dal 2006 è una delle molteplici incarnazioni di Simon Balestrazzi che, insieme alla collega della longeva e storica formazione T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata), la performer Monica Serra, compiono una complessa e talvolta estremizzata ricerca sonora in grado di evocare il battito delle origini, la natura primordiale degli albori con un filtraggio che ci restituisce la pregnanza nebbiosa della coltre del tempo, il misticismo e le suggestioni di un ideale viaggio mentale a ritroso, scandito da una serie di intermittenze intuitive. Il loro progetto cerca di perseguire l’ambizioso e insidioso intento di scolpire dei rimandi atavici e di riagganciarsi ai suoni ambientali primitivi andando a ricercare frequenze elettroniche ed effettistiche elettroacustiche da plasmare ed elaborare allo scopo. Naturalmente la parte elettronica è coadiuvata da tutta una serie di strumenti improvvisati, adattati o costruiti per arricchire l’immersione atmosferica (Massimo Olla e M.S. Miroslaw, che collaborano a questo album, sono senz’altro tra i più esperti e raffinati costruttori di strumenti atipici, come l’ormai noto teschio di cavallo di quest’ultimo) e ad una serie di vocalizzi riverberati della stessa Monica Serra. Ne escono cinque brani che sanno coniugare con incredibile equilibrio, senso di impalpabile evanescenza legato a raffigurazioni oniriche, visioni stranianti e flashback scomposti e incalzanti, pastosità e semiotica dai tratti fortemente cerebrali, cripticità mesmerica, religiosità da rituale oscuro e occulto.
Il flusso sonoro compie quasi un’indagine arrovellata su diverse consistenze sonore e sul loro protrarsi attraverso la spazialità temporale. Gran parte del pathos e dell’intensità emozionale del disco è fatta di volubile sospensione, di aliti impercettibili, di lente scansioni e trance ipnotiche che nel loro evolversi morfologico sembrano perseguire una ciclicità. Un dosaggio alchemico dal quale riaffiorano sedimenti di perduto. Preziosi i contributi dei vari ospiti che si amalgamano con grande discrezione funzionale alla direzione estetica del progetto impregnato di lievità. Paolo Sanna alle percussioni, Donato Epiro coi suoi sospiri di flauto, Antonio Gallucci dei mirifici Architeuthis Rex a corroborare un assortimento davvero prestigioso del nostro underground. Un disco difficile, di immersione, certamente ancorato e legato ad una visione coreografica che negli allestimenti live può sortire i suoi massimi effetti. Non si può mettere sul piatto un disco di questo tipo e poi pensare di andare a svolgere le mansioni domestiche, tanto per essere chiari e diretti. Si devono abbassare le luci, accendere le candele, compiere una serie di ritualità propiziatorie e poi chiudere gli occhi e decidere di partire. Boring Machines propone una preziosa edizione limitata in solo vinile con una grafica a tema: una scultura di Enrico Marani.
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