Neil Young + Promise Of The Real THE MONSANTO YEARS
[Uscita: 29/06/2015]
Canada #consigliatodadistorsioni
Neil Young non si ferma più, il sessantanovenne artista canadese sta vivendo una seconda giovinezza e, incurante del tempo che passa e dei quattro album licenziati dal 2012, presenta oggi la sua ultima ossessione, “The Monsanto Years”, l'album definitivo, dove le tensioni ecologiche che da sempre caratterizzano la sua produzione si focalizzano oltre la protesta, l'album dove si individuano i responsabili dell'attuale degrado e se ne fanno i nomi. I precedenti, nella sterminata discografia di Young, sono moltissimi, dai “semi argentati di Madre Natura” di After The Gold Rush fino a “Storytone”, l'ultima prova ad oggi, dove in Who's Gonna Stand up? ci si chiede, in tono epico con l'aiuto di un'orchestra di 92 elementi, chi salverà il pianeta dall'avidità dell' uomo. L'impegno non si ferma alle canzoni, Neil ha avviato da anni un progetto per un 'auto ecologica a propulsione ibrida e carburante derivante da biomasse, senza alcun ricorso quindi a combustibili fossili, e con la sua Lincvolt - questo il nome - ha percorso l'America. D'altra parte è di pochi giorni fa la lettera aperta inviata al Pontefice, dove Neil manifesta tutto il suo appoggio ed apprezzamento alla recente Enciclica Papale “Laudato Si' “ dedicata alla salvaguardia del pianeta. “...Sono pieno di gratitudine” - afferma Neil - “...Le Sue parole (del papa n.d.r.) sono un sostegno apprezzato da milioni di persone che desiderano fare la cosa giusta, fare la propria parte per salvare la nostra comune e fragile casa. Il Suo messaggio mi fa sperare che, chi segue il Papa, sia mosso dalla Sua chiamata e dia una svolta iniziando l'urgente lavoro di trovare soluzioni per affrontare la crisi sociale, economica ed ambientale che abbiamo di fronte...”.
Quanto ai colpevoli, non servono complicate esegesi dei testi, The Monsanto Years è un'accusa chiara, diretta ed inappellabile alla multinazionale biotech americana, responsabile della ricerca, sviluppo e capillare diffusione di sementi modificate geneticamente, e quindi del progressivo impoverimento del pianeta causato dalla perdita di biodiversità; tutto l' album è pervaso dalla rabbia urlata verso la grettezza e l'avidità delle multinazionali e dell'uomo. Anche la Starbucks, gigantesca catena di coffeshop che utilizza OGM, e la Chevron, sono oggetto dell'ira del nostro, e sia che si tratti di dolci ballate che ci riportano ad “Harvest Moon” come Wolf Moon o brani-inno come Rock Star Bucks A Coffee Shop, il bersaglio è sempre bene inquadrato. Il disco si presenta con una copertina in se stessa evocativa: derivata dal noto dipinto American Gothic (1930, Grant Wood), con Neil in occhiali da sole, nella veste del contadino col forcone e a fianco la compagna, (che si tratti della nuova Daryl Hannah ?) davanti alla propria solida casa americana, solida quanto i valori della civiltà rurale, mentre, nel campo coltivato a fianco, fanno da contraltare bianchi fantasmi in tute avveniristiche, i tecnici della multinazionale, che contaminano con culture OGM il sacro americano suolo. La band chiamata ad accompagnare Young è quella dei figli, Lukas and Micah, dell'amico Willie Nelson, The Promise Of The Real; siamo dentro alle solite atmosfere roots rock and folk care a Neil Young e i Nelson si limitano ad accompagnarlo fornendo un solido background, senza influenzare il songwriting o l'andamento dei brani.
Certo ci sono le chitarre, quello di Young è sempre stato un rock fondamentalmente chitarristico, sia che si tratti di fuzz interminabili e distorsioni elettriche dilatate e liriche, che di delicati arpeggi acustici. A scanso di equivoci, quindi, questo The Monsanto Days è disco di Neil in tutto e per tutto, un po' come lo fu “Mirror Ball”, anche se allora la backing band erano i ben più noti ed ingombranti Pearl Jam. Si apre con A New Day For Love una ballad classicamente younghiana giusto per chiarire l'argomento e dare la sveglia: “It’s a bad day to do nothing with so many people needing our help”; si prosegue con Wolf Moon, acustica, gentile. Si ribadisce che la terra non è nostra, è vero casomai il contrario, e Neil ha recentemente spiegato da dove il brano nasce: “Quando abbiamo saccheggiato la nostra casa abbiamo ferito i nostri figli e i loro figli dopo di loro. Mi sento responsabile. Vorrei dire grazie per il dono prezioso che abbiamo, così quando la Wolf Moon si è alzata, ho detto grazie con questa piccola canzone". Con People Want To Hear About Love si torna all'elettricità e alla gente che preferisce parlar d'amore piuttosto che preoccuparsi di un futuro a rischio su un pianeta devastato, segue Big Box il brano migliore del lotto, la solita ballad elettrica che è la stessa e sempre diversa, con le chitarre che si incrociano e si inseguono nel finale, merito anche dei fratelli Nelson, che non ci fanno rimpiangere i Crazy Horse.
In A Rock Star Bucks a Coffee Shop si torna a respirare vecchio country rock, i testi non lasciano spazio all'immaginazione: “I want a cup of coffee/ But I don’t want a GMO/ I’d like to start my day off/ Without helpin’ Monsanto”. Ancora testi diretti, ma è l'intero album ad essere un'accusa, nella tirata Workin' Man il problema non è rimpiangere una ridente età dell'oro, piuttosto un tempo molto più recente, quando, assenti i semi OGM e la maledetta multinazionale, ogni contadino aveva il diritto e la libertà di coltivare quel che liberamente decideva. Ancora tre brani: Rules Of Change non è male, track in mid tempo e riff soliti, la ricetta non fallisce; la title track Monsanto Years invece è il brano che ci è piaciuto meno, con un coro ossessivo ripetuto stancamente ed un testo pieno di buone intenzioni ma davvero troppo appesantito dagli intenti didascalici. Si chiude con If I Don't Know, ancora rock su ritmi bassi, un bel brano e mai quanto adesso il titolo è ipotetico. Neil, arrivato ad un'età nella quale si immagina la fine di una vita, ha chiaro il suo compito, che è lo stesso di coloro che, nativi del sacro suolo, lo hanno preceduto: fare tutto il possibile per preservare il pianeta, La Madre Terra, principalmente da noi stessi e dagli appetiti distruttori di una società che abbiamo costruito sempre più rapace, egoista ed in fin dei conti stupida, dato che, parafrasando il noto proverbio indiano, ci accorgeremo troppo tardi che i soldi non si possono mangiare.
Sono cresciuto e per anni non vedevo altro che Neil Young, ma sinceramente come sostengo da tempo con tutto il rispetto x le cose immense che ci ha regalato, Young è anni che fa dischi inutili con continue autocitazioni continui rimandi al passato ma ahimè con l’ispirazione oramai andata. Questo album non fa eccezione.
Dopo un minuto si sa già dove va a parare, i testi poi, lasciamo perdere.
Monsanto ringrazia per la pubblicità, io vado a ripescare nel passato per emozionarmi ancora con Neil.
Beh, Neil fa musica da almeno cinquant’anni, non vedo come gli si possa rivolgere l’ appunto di non rinnovarsi, chiaro che i capolavori li abbia già scritti da tempo, eppure la vitalità dell’ ultimo periodo ( e del…penultimo ) ha dato qualche buon frutto, a mente Sleeps With Angels ed Harvest Moon ( penultimo ) e l’ ottimo ( e musicalmente vintage ) Psychedelic Pill nel 2012. Questo disco non è innovativo, credo si capisca bene dalla recensione, ma è ben suonato, onesto, ispirato ad una nobile causa, peraltro causa della vita per Neil, e contiene un paio di brani davvero buoni. In più cresce ad ogni ascolto. Convengo che i pezzi meno riusciti siano quelli più espliciti , il singolo e la davvero bruttina Monsanto Years, ma sul fatto che possano essere una pubblicità al contrario, permettimi di dissentire. Occhio che sembra un atteggiamento figo, ma il cinismo è una brutta malattia.
Rispetto la sua opinione ma i buoni frutti da lei citati non sono altro che i vari tentativi di rifare Harvest, Zuma, Rust Never Sleeps ecc… Mi viene anche il dubbio che lo faccia per correre su binari sicuri che gli garantiscono di mantenere una certa popolarità almeno tra i suoi fans Avrei trovato più innovativo o meglio meno inutile fare quel tour con i Buffalo Springfield programmato due o tre anni fa e poi per sua decisione lasciato cadere. Magari seguito d un album con materiale inedito, qui si che dopo 50 anni ci stava. Non so se rappresenti pubblicità al contrario ma non credo che alla Monsanto stiano tremando…Poi ovviamente è sempre una questione di gusti e sensibilità soggettive ma da un Younghiano come me arrivare a fatica a sentire tutto l’album…
Ho trovato piu difficile il primo ascolto di Storytone, se il primo pezzo fosse stato Monsanto Years, forse il giudizio sull’intero album ne sarebbe stato influenzato. Molto dipende dalle aspettative che si hanno, a Neil, oggi, non chiedo rivoluzioni sonore e non credo che dietro alle scelte attuali di Neil ci sia la necessità del binario sicuro. A 70 anni, nella sua posizione, si fa quel che si vuole. Vedi, ad esempio, Dylan col repertorio di Sinatra, l’ avesse fatto negli anni 70 un disco così, lo avrebbero crocifisso, probabilmente ( al di là della riuscita dei brani, intendo )
Non chiedo rivoluzioni sonore anche se a mio avviso dei suoi colleghi più o meno della sua età si stanno muovendo meglio, mi aspetto dischi che non siano inutili…Anche Storytone dopo un paio di ascolti era già bello che assimilato capito ed un paio di brani interessanti non rissollevano certo l’album. Non capisco ad esempio come in qualche altro album, vedi Mirror Ball, l’utilizzo di musicisti diversi che poi alla fine non fanno altro che essere una normale backing band, si limitano ad accompagnare Young non evidenziando o contaminando appunto lo stile di Young con il proprio. Ovviamente è il mio pensiero, opinabile finchè si vuole ma mi sembre un artista veramente con poche e confuse idee tanto da ripescare sempre e solamente nel suo passato.
caro Stefano (se posso darti del tu) l’unica pecca del tuo discorso è che non stai parlando di un artista ventenne, trentenne, o quarantenne, ma settantenne, che vive un pò sugli allori del suo glorioso passato. E come potrebbe essere altrimenti? Non ti pare un pò eccessivo esigere da un’icona vivente ad ogni nuova prova un capolavoro? Non ti sembra giusto concedergli un pò di requie?
p.w.boffoli (dir.edit.art. distorsioni)
Certo che puoi darmi del tu, figuriamoci. Molto semplicemente, non esigo capolavori continui da artisti non giovanissimi e che hanno dato tanto, ma i dischi inutili sono quelli della peggior specie. Young a mio avviso ne sta facendo molti… Poi se uno continua a fare dischi ovviamente si giudicano. Credo inoltre che proprio perchè ha 70 anni invece di continuare a girare la stessa minestra potrebbe esplorare qualche altro territorio. Cash quando si affidò alla produzione di Rubin non era certo di primo pelo, eppure da quella collaborazione sono usciti lavori molto interessanti e passami il termine, freschi.
sui dischi di Cash con Rubin, gli American Recordings, sono d’accordissimo con te Stefano, e come non si potrebbe? Freschi ed emozionanti. Forse quello in cui pecca Young in vecchiaia è un’eccessiva autoreferenzialità.
p.w.boffoli
Beh, se dovessi pesare con un giudizio legato all’ utilità o meno dei nuovi album che ascolto, dovrei anzitutto precisare il concetto di INUTILE. Se, come mi pare di capire, per te, Stefano, inutile = già sentito, ovvero ripetizione di schemi e mood sonori già ampiamente sfruttati, dovrei bollare come INUTILE oltre il 90% di quanto ascolto e, magari apprezzo. E nel 10% la maggioranza dei lavori proverrebbe dall’ Africa.
D’ accordissimo su Rick Rubin e Cash.
ciao
Seguendo il percorso di Springsteen compreso l’ultimo album a mio avviso da molti trattato con sufficienza, io recepisco sempre il tentativo a volte riuscito a volte no x carità di introdurre elementi di novità nel suo sound ma anche nel modo di comporre. Non si inventa più niente, questo è palese, ma il contaminare ed il cercare di non rifare in maniera eccessiva il verso a se stesso questo suona alle mie orecchie come un elemento positivo che mi invoglia ad ascoltare. Trans non conteneva certo sonorità innovative dato che Devo e Kratwerk ed altri già avevano o stavano esplorando questi territori, ma per Young il mix del suo talento compositivo con queste sonorità rendeva il tutto interessante ed anche notevole a mio avviso, quindi non inutile. Ciao
Trans a me piace molto, voocoder o no, Like an Inca è un pezzo stupendo. Mi piace pure Re Ac Tor, il disco blues- This note’s for you – la OST di DeadMan…Trovo inascoltabili soltanto Landing On Watwer è stucchevole Old Ways, il resto tutto approvato. Ciao
Inascoltabili alle mie orecchie: A letter home e fork in the road
Inutili: Harvest Moon, Praire Wind, l’ultimo.
Ciao.
beh no! Harvest Moon non mi sembra così deleterio. Tra l’altro contiene una meraviglia come From Hank To Hendrix…. tra l’altro!
p.w.boffoli