Neil Young & Crazy Horse Psychedelic Pill
[Uscita: 29/10/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Un bravo giornalista di carta stampata specializzata - abbiamo il grande piacere di ospitarlo in Distorsioni – che abbiamo letto tante volte e che rispettiamo, ha scritto in modo estemporaneo su Facebook: “Il disco nuovo di Neil Young è eccessivo, sbrodolone, vecchio, interminabile e segaiolo, però oh, è FIGO” ; non siamo riusciti a capire bene se sono parole in sostanza d’apprezzamento o dettate da sarcasmo al negativo, però rispecchiano un dato di fatto comunque la si pensi, quanto è vero che Young si è sempre chiamato Neil, ed i Crazy Horse son sempre stati principalmente i tre anziani Billy Talbot (bass guitar), Ralph Molina (drums), Frank “Poncho”Sampedro (guitar), che lo accompagnano nelle epiche, interminabili cavalcate chitarristiche contenute in questo nuovo doppio “Psychedelic Pill”, e sin dai tempi di “Everybody Knows This Is Nowhere”. Tempistiche da capogiro (Driftin’ Back 27:36 - Ramada Inn 16:49 - Walk Like A Giant 16:27), che possono scoraggiare qualsiasi neofita profano o potenziale ascoltatore si avvicini al disco e conosca poco l’artista.
In un’epoca balorda in cui la fruizione della musica, per la media degli individui, si limita ad un fugace ascolto in you tube di un brano, o alle cuffiettine mentre cammina o fa jogging, il quasi settantenne canadese ha l’incoscienza di proporre durate bibliche che sessantenni brontoloni, pedanti ma ancora con un'ottima memoria come chi scrive possono far risalire solo all’epoca ormai remota di live leggendari come “Happy Trails” dei Quicksilver, “Live Dead” dei Grateful Dead, “Refried Boogie” dei Canned Heat, “Live At Fillmore” degli Allman Brothers o più recentemente a quelli dei Phish. La verità è che Neil Young si è sempre fatto gli affari suoi col rock e nei dischi che incide ormai da più di quattro decadi – non siamo i primi a scriverlo e farlo notare – fottendosene puntualmente ogni volta di ciò che i suoi aficionados si aspettavano da lui. Il suo disprezzo per le regole del mercato musicale e rock non conosce eguali, tutti fattori che hanno fatto sì che il musicista nel corso di quasi cinquant’anni di carriera stabilisse un feeling profondo ed un’empatia con i più grandi artisti delle nuove generazioni, Sonic Youth e Pearl Jam prima di tutti.
Ma anche i nostri coetanei non particolarmente ‘younghiani’ credo reggeranno con difficoltà questo ‘eccessivo, sbrodolone, vecchio, interminabile e segaiolo’ Psychedelic Pill; i fedeli nei secoli invece e gli 'younghiani' convinti (come noi!) vi si crogioleranno a lungo e con lussuria auditiva, ritrovando intatti, se non dilatati, gli eccessi jam meravigliosi, fieramente chitarristici di indimenticabili dischi ufficiali del passato come “Weld” (1991), “Ragged Glory” (1990), “Rust Never Sleeps” (1979), “Everybody Knows This Is Nowhere” (1969), “Live Rust” (1979). Psychedelic Pill è stato registrato subito dopo il precedente “Americana” negli stessi Audio Casa Blanca Studios ed esce a soli quattro mesi di distanza: anche questo la dice lunga su quanto il ‘bisonte dell’Ontario’ non abbia a tutt’oggi nessuna intenzione di mollare l’osso. Tuttavia Young riserva in P.P. agli ascoltatori più pazienti anche un’ ispirata rosa di canzoni molto più sobrie (Born In Ontario, Twisted Road, She’s Always Dancing, For The Love Of Man), orgogliose del country feeling del miglior Young di sempre.
CD 1
1 Driftin’ Back (27:36)
2 Psychedelic Pill (3:26)
3 Ramada Inn (16:49)
4 Born In Ontario (3:49)
CD 2
1 Twisted Road (3:28)
2 She’s Always Dancing (8:33)
3 For The Love Of Man (4:13)
4 Walk Like A Giant (16:27)
5 Psychedelic Pill (Alternate Mix)
Recensione se presa in blocco da condividere nel merito però infarcita da qualche inesattezza o perlomeno qualche dettaglio che potrebbe indurre in errore chi Neil Young non lo conosce. I tre Crazy Horse non sono stati SEMPRE Talbot, Molina e Sampedro, perché al posto di quest’ultimo nei primi anni vi era Danny Whitten. Sembrerebbe questa una precisazione un po’ pignola se poi non si richiamassero come riferimento le cavalcate chitarristiche di “Everybody Knows This Is Nowhere” dove però la presenza di Whitten assume forme molto diverse da quelle di Sampedro degli albi successivi. Non c’è stato più nulla di anche lontanamente simile a “Cowgirl in the sand” o “Down by the river” nei successivi album di Neil Young, se non nella lunghezza dei brani. Inoltre, un lettore un po’ a digiuno di Neil Young potrebbe essere tratto in inganno dal successivo inserimento di “Rust Never Sleeps” fra gli album in cui sono presenti delle jam chitarristici. In tale album non vi è nulla del genere. Anzi, in esso vi è stato quello di quanto più vicino al punk fatto da Neil Young. Sono però d’accordo sul fatto che Young si è sempre chiamato Neil :)
P.S. Dopo e prima Danny Whitten vi è stato, come chitarrista dei Crazy Horse, pure un certo Nils Lofgren.