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12 Marzo 2015 ,

Nels Cline-Julian Lage ROOM

2014 -
[Uscita: 24/11/2014]

USA   #consigliatodadistorsioni

 

roomImmaginate di trovarvi in una stanza vuota e di cogliere d'un tratto la suggestione  prodotta dal contrappunto di due chitarre le cui note sembrano aggrovigliarsi e snodarsi in punti di tensione e rilascio: siete entrati nel vivo di "Room", la collaborazione di due giganti della chitarra del jazz d'avanguardia e non solo, registrata in una seduta live a New York e pubblicata dalla Mack Avenue Records. Sul canale di destra imperversa il veterano Nels Cline, che molti conoscono meglio come chitarrista dei Wilco; a sinistra, il giovane Julian Lage, dal tocco raffinato più marcatamente jazz, anche se in passato non ha mancato di rielaborare canzoni rock (come la bellissima Alameda di Elliott Smith). Entrambi suonano per l'occasione chitarre elettriche ed acustiche e il tutto avviene in presa diretta, senza sovraincisioni, anche se non si direbbe. Si comincia con Abstract, introdotto da un arpeggio che sembra un allegretto e apre il via ad un tema costruito su pentatoniche e suonato in unisono dal duo. Ritroviamo un'esecuzione all'unisono anche nell'esposizione sia in apertura che in chiusura del tema del secondo brano, Racy, anche questo costruito su pentatoniche, con derive improvvisate. The Scent of light è invece una soave ed eterea composizione di oltre 9 minuti nelle cui intersezioni si annidano frammenti melodici, ostinate ritmiche monotonali e armonici, il cui insieme sembra riecheggiare la tradizione dell'avanguardia classica americana del '900.

 

neils clineIn Whispers from Eve si ha l'impressione di percepire invece un richiamo alle radici passate del folk, in realtà proiettate in avanti in senso avanguardistico, tra arpeggi che evocano il guardare lo scorrere della pioggia ed elaborati intermezzi armonici. Ed arriviamo a Blues, too. Certo, anche il blues, non poteva mancare, anche se è presente sin dall'inizio nell'incedere dei fraseggi. In verità, questo è un blues tutto atipico, che si sviluppa lungo linee contrappuntistiche nei registri acuto e basso, e prosegue con ricche ritmiche ostinate alla Jim Hall. Odd End è una piramide di frasi suonate per quasi l'intero brano all'unisono, mentre il successivo Amenette è un andare veloce con punti di rallentamento e di nuova ripresa. Freesia/The Bond è il brano più lungo e quello in cui ci si ferma a riflettere con gli occhi chiusi: la breve melodia iniziale è incantevole e per diversi minuti siamo catturati da un arpeggio semplicissimo che si ripete costante, suonato a turno da entrambi i chitarristi che si alternano anche nei soli. Il brano prosegue poi con un susseguirsi di interazioni armoniche tra le due chitarre. Con le leggere dissonanze di Waxman ritorniamo all'universo astratto del precedente Scent of the light, stavolta con una connotazione più minimale. Per finire Calder, un'atmosfera folk di chitarre acustiche dedicata da Lage che l'ha composta allo scultore americano Alexander Calder. Questo disco è la dimostrazione tangibile che la chitarra può essere uno strumento d'avanguardia senza essere suonato necessariamente con effetti o distorsioni.

Voto: 8 /10
Sergio Spampinato

Audio

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