The Nels Cline Singers Share The Wealth
[Uscita: 13/11/2020]
Il sessanticinquenne chitarrista Nels Cline è tra i più eclettici e curiosi performer in circolazione: i più rockettari tra i nostri lettori lo conosceranno come membro dei Wilco, ma la lista delle opere in cui possiamo ascoltarlo, sia soliste che come ospite, è ormai sterminata. In questo nuovo “Share The Wealth”, terzo album per la storica etichetta Blue Note, tutte le sue possibilità arrivano a una felice sintesi. Accompagnato da musicisti del giro di John Zorn, ma anche di Caetano Veloso, come Trevor Dunn al basso, Ben Marsella alle tastiere, Cyro Baptista alle percussioni, Scott Amendola alla batteria, più il sassofonista Skerik, in dieci brani di lunghezza variabile, dai due ai quindici minuti, Cline ci porta ad esplorare molte musiche possibili, dal jazz al rumorismo passando per post rock e funky. Il disco si apre con una cover di Caetano Veloso, Segunda, con la chitarra che esplora la melodia su un bordone di suoni esotici, poi doppiati dall'ostinato del sax. Chitarra, sax e piano elettrico si alternano nel ruolo di solista, i suoni sono aspri ma la melodia è soave. Beam/Spiral, molto rarefatta, riporta col pensiero al jazz rock degli anni '70, specie nell'uso molto atmosferico delle tastiere e nei fraseggi sospesi del sax, che preludono a un coinvolgente crescendo melodico. Ancora tempi dilatati per Nightstand, con la chitarra in un ruolo molto minimale, Cline è leader tutt'altro che dispotico. I due brani più lunghi, Stump The Panel e A Place On The Moon, sono anche i più avventurosi, quelli in cui la chitarra presenta i suoni più aspri e si mette in luce il batterista Amendola. Qui l'ascoltatore è messo maggiormente alla prova e l'ascolto necessita di maggiore concentrazione, ma lo sforzo è sempre premiato. Il resto del disco è però più accessibile, e sempre molto vario. Non mancano i momenti melodici, come Headdress o la conclusiva Passed Down, quelli funkeggianti come Princess Phone, con la chitarra suonata col wah wah, o quelli più bizzarri come The Pleather Patrol, in cui su un ritmo ossessivo e squadrato la chitarra svisa con tonalità che piaceranno ai nostalgici di Canterbury. Un disco non per tutti i gusti, ma sicuramente consigliato a coloro che come, come il nostro chitarrista, amano confrontarsi con i generi più disparati.
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