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20 Settembre 2021 , ,

Steve Gunn Other You

2021 - Matador Records
[Uscita: 27/08/2021]

Una valida alternativa a cantautori che non hanno più niente da dire, o a generi musicali che è giusto rispettare ma non è obbligatorio ascoltare se si hanno gusti radicalmente diversi (sì, l'avevate capito, si parla di trap), è data da quel gruppo di solisti innamorati della West Coast, ma con un passaggio attraverso Louisville e Chicago, musicanti che fondono psichedelia, prog, folk, jazz, con chitarre ben suonate ma senza virtuosismi inutili, e voci carezzevoli: avrete spesso letto su queste pagine di Jonathan Wilson o Riley Walker, oggi è il turno di Steve Gunn. Ex chitarrista dei Violators, con “Other You” arriva al sesto album solista. Già il brano che apre il disco e gli dà il titolo è il perfetto manifesto della musica di Gunn: chitarre arpeggiate, batteria suonata in punta di dita, una voce quieta, un po' brasileira, che ricorda quella, molto cara a chi scrive, di Sam Prekop. La ricetta non cambia per la successiva Fulton, almeno finché non esplode un assolo trattato col fuzz. Morning River, col pianoforte in evidenza, potrebbe conquistare i nostalgici del prog, se questo filone lo intendiamo come rock dalle atmosfere romantiche e non come trionfo del barocchismo, così come la successiva Good Wind, caratterizzata da un tempo dispari. Nei brani successivi i ritmi si fanno leggermente più sostenuti, eccezion fatta per Reflection, ballata col piano elettrico come strumento portante, che piacerà sia a chi ha amato Graham Nash sia a chi rimpiange certo pop inglese raffinato e malinconico. Le chitarre, spesso trattate con effetti, e suonate oltre che da Gunn da Jeff Parker (Tortoise, Chicago Underground Trio) sono protagoniste, mescolando arpeggi e brevi a solo sempre di buon gusto. Un solo brano è strumentale, si tratta di Sugar Kiss, con ospite l'arpista Mary Lattimore. Musica introspettiva, mai invadente, e con una qualità di scrittura che le evita di rimanere relegata a mero sottofondo, e quindi sa attrarre l'ascoltatore che vuole rinfrancarsi con sonorità elettroacustiche magari non all'ultima moda, ma anzi inserite in quell'ambito che ormai è classicità e non mainstream. Disco gradevolissimo: non si tratta di un lavoro rivoluzionario o epocale, però è un'opera che si ascolta con grande piacere, e non è il caso di chiedere di più.

Voto: 7.5/10
Alfredo Sgarlato

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