Stella Burns Long Walks In The Dark

Cantante, polistrumentista, compositore, grafico e videomaker, Stella Burns ha da sempre come nume tutelare David Bowie come si evince dal recente EP di cover del Duca Bianco “I’m Deranged” (2023), dai ringraziamenti in copertina, nonché dalla foto citazionistica della stessa di questo nuovissimo “Long Walks In The Dark”. Ciò nonostante non vi è ombra di influenze bowiane in questo nuovo lavoro dell’ex membro degli Hollowblue che propone invece un insieme di ottime ballate più o meno semiacustiche e soffuse su toni pacati e cantautorali di stampo oltreoceanico. Si potrebbe situare infatti questa delicata e piacevole opera sotto il termine americana, a metà strada tra folk, country e dintorni come dimostrano la ballata western che dà il titolo all’album, nonché il brano Long Black Train e il valzerone country-pop The End Of Snowfall. Qualche reminiscenza dal passato ha anche affascinato il vostro recensore avvertendo echi di Leonard Cohen (Love And Thunder), della messicanità di Willy De Ville (Satellite) e soprattutto in Stupid Things che nella sua bellezza ricorda solo in parte ma non poco The Sound Of Silence di Simon & Garfunkel. A confermare il tutto, il dominio di chitarre semiacustiche sempre molto delicate e discrete, e l’uso di strumenti propri di folk e country quali il banjo, il mandolino e il violino. Si distinguono, in parte, dal resto dei brani la recitata, da Dan Fante anche coautore del brano, I Want To Be Dust When I’m Done e la strumentale e messicaneggiante Amor che apre l’album con tanto di tromba (Filippo Ceccarini) dal sapore mariachi come nella già citata Satellite. Una pletora di una quindicina di ottimi comprimari circonda e sostiene a ragion veduta il capobranco dei quali, non potendo citarli tutti, segnaliamo Laura Loriga (già recensita in passato su queste pagine), Mick Harvey (già con Nick Cave e P. J. Harvey), Ken Stringfellow (The Posies e REM) e Marianna D’ama dei Timber Timbre.