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13 Giugno 2024 ,

AA.VV. We Will Stay Here. Music for Palestine

2024 - Love Boat Records & Buttons
[Uscita: 03/05/2024]

Non ci dilungheremo più di tanto nel presentare questa ottima e necessaria compilation realizzata da Andrea Pomini della Love Boat, tanto è chiara e condivisibile ogni parola da lui usata per presentarla nella pagina bandcamp, e quindi a quella vi rimandiamo. Sono qui raccolte quattordici tracce inedite di artisti italiani e stranieri ispirate dalla tragica situazione a Gaza e in Cisgiordania «Qualcosa prodotto proprio in quel momento, con in mente le immagini e i suoni provenienti da Gaza, ispirato sonoramente e/o emotivamente da ciò che stava accadendo. Qualcosa che riflettesse le circostanze drammatiche in cui è stato scritto e il coinvolgimento emotivo dell'artista.». Tutti i proventi andranno a favore di M.A.P. (Medical Aid For Palestines), organizzazione che da tempo si occupa dell’assistenza sanitaria a Gaza e Cisgiordania. Ma oltre all’aspetto benefico e politicamente più che meritevole, qui dobbiamo sottolineare l’egregio risultato musicale e artistico raggiunto, che pone questo lavoro a fianco dell’altrettanto riuscito ultimo disco di Cesare Basile “Saracena”, anch’esso dedicato al popolo palestinese. Il titolo della compilation è ispirato alle parole dei medici dell'ospedale al-Awdah di Gaza: «Resteremo qui finché il dolore non passerà/Vivremo qui e continueremo a cantare». Le quattordici tracce costituiscono un’impagabile colonna sonora ed emotiva di quello che gli artisti coinvolti hanno provato in questi ormai otto mesi di spaventoso crescendo della violenza, della disumanità e delle sofferenze inaudite inflitte alla martoriata popolazione palestinese, ma esprimono gli stessi sentimenti di angoscia, rabbia, dolore, paura, vicinanza alle vittime che in molti stiamo provando e forse per questo l’ascolto è così coinvolgente e appassionato. Si inizia con Phoenix Plain che ci trascina nella vita da incubo fra suoni lancinanti di sirene, abbaiare di cani, ronzii e clangori metallici, voci lontane, c’è la tensione di chi aspetta il peggio; Agostino campiona su un susseguirsi di droni metallici un’intervista di Minoli a monsignor Hilarion Capucci in Hilarion 1983, segue il cupo dub Resistance Riddim di STILL e Abtal del siciliano Anniatu che sprofonda nelle atmosfere arabo-mediterranee la sua elettronica fra sampler della gente di Gaza e dell’album “Ghandura” dei Kunsertu, anche Mai Mai Mai insieme al flauto mijwiz di Osama Abu Ali e a rumorosi synth ci trasporta nelle tormentate strade di Ramallah, un itinerario tanto affascinante, quanto doloroso, il brano Jinn Of The Bethlehem Souk è stato registrato in Cisgiordania e ne ha assorbito gli umori e i suoni. Il dj italiano di stanza a Madrid Bawrut crea tensione con i suoi ritmi dance in Collateral Damage, mentre il cairota Assayouti dopo una frenetica e disturbante introduzione elettronica campiona e stravolge la canzone Jafra, dedicata a una ragazza uccisa durante un raid in un campo profughi. Battono i tamburi e infuriano i synth in On the Brink Of di Bono e Burattini, un po’ canto di lutto un po’ chiamata alla lotta. Un lungo sprofondare in un buco nero, quello stesso in cui perisce l’umanità di fronte all’orrore di un genocidio, è immaginato da Holy Tongue in Breicha Version fra tribalismi, dub, palpitazioni. Mi Troverai di Cosmo è immersa in un’atmosfera liquida e rarefatta, al contrario YKK del cairota 3Phaz colpisce per la sua elettronica brutale e disperata, non meno oscuro è il debké reinterpretato in chiave dark da Susu Laroche in Truthworld o il grido di dolore di A Hand nel disegnare atmosfere torbide in Mantra, nella vibrante If I Must Die Not Waving campiona una poesia dallo stesso titolo recitata da Brian Cox dell’attivista e poeta Refaat Alareer ucciso dagli israeliani il 6 dicembre a Gaza. Quattordici brani eseguiti da artisti con storie e stili molto diversi, eppure se ascoltate tutte di seguito si scopre che c’è un filo rosso che li lega fra loro, questi artisti hanno tutti vissuto con profonda partecipazione e dolore l’orrore che ogni giorno ci arrivava da Gaza, spesso nascosto o messo in sordina dai media mainstream, di questo orrore “We Will Stay Here. Music For Palestine” ne rappresenta una sorta di colonna sonora che rompe un silenzio davvero osceno da parte del mondo musicale, ma direi anche cinematografico, italiano. L’album che può essere acquistato sulla pagina bandcamp, link qui sotto, è uscito su cassetta + download, con la t-shirt che riproduce la bella copertina dell’artista giordano-palestinese Tala Abunuwar + download o semplicemente in download.

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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