Norah Jones Visions

Norah Jones ha scelto proprio l’8 Marzo come data utile per far uscire il suo nuovo album, “Visions”, nono d’una discografia non sempre immacolata ma pur sempre di livello più che buono. Quello che spicca di più della sua produzione è l’approccio sempre elegante alla forma canzone, da vera cantante jazz, non per caso incide per la gloriosa Blue Note. I suoi dischi migliori sono i primi due, “Come Away With Me” e “Feels Like Home” che a suo tempo vendettero milioni di copie. Il debutto, quando Norah aveva solo 22 anni, fece registrare la cifra record di ben 27 milioni di copie, cose dell’altro mondo, in tempi di Spotify e Streaming su tutta la linea, fra l’altro con una proposta musicale assai lontana da quella easy d’una Madonna o Taylor Swift, sempre con classe e gusto impeccabile senza scadere nel banale. Il nuovo “Visions” pare dichiarare al mondo che la Jones ha già dato il meglio di sé, vive un po' di rendita, le nuove canzoni non svettano particolarmente, scivolano via senza emozionare. Molto bella la foto di copertina, con Norah Jones di profilo e le lettere colorate del titolo, il tutto sembra indicare qualcosa di più vivace o vicino allo spirito dei Sixties ma nulla di tutto questo. O quantomeno poco di quell’epoca gloriosa, Solo poche tracce rimandano a certe cantanti soul, vedi Queen Of The Sea, Running e la bella conclusione di That’s Life. Ci è piaciuto molto lo spirito minimale della title-track Visions e della notturna Alone With My Thoughts anche se la voce di Norah  certe volte fa somigliare un po' troppo le canzoni l'una all’altra. Lei dice che le idee migliori vengono nel corso della notte, non è forse il caso di questo disco, ma non è tutto da disprezzare. La bella figlia di Ravi Shankar, che però usa il cognome della madre, continua il suo percorso, non è certo il primo album da recuperare se non la conoscete ma in circolazione ci sono cose decisamente peggiori.