John Mayall Una vita speciale – Italian/English version
Il nostro cucciolo ventenne Andrea Ghignone ha intervistato face to face il pluridecano crociato del blues John Mayall. E quando mai ci capitava ai nostri tempi un’occasione del genere? Se l’è cavata bene, anche con la non semplice trasposizione scritta della registrazione e relativa traduzione delle risposte in inglese di Mayall, che ha offerto con i suoi pardi un performance superba all’Hiroshima Mon Amour, di cui vi riferisce Andrea nella sezione Live Report del sito. Un sentito ringraziamento al management di John Mayall ed allo staff dell’Hiroshima Mon Amour di Torino per aver reso possibile il tutto. Ho coadiuvato Andrea nell’intervista. Buona lettura (Pasquale Wally Boffoli)
L'INTERVISTA
Andrea Ghignone (Distorsioni) - Questo tour può essere considerato come un regalo che ti fai per i tuoi 80 anni, come ci si sente ad essere sul palco ancora oggi?
JOHN MAYALL - In realtà nulla è cambiato, provo sempre le stesse cose, l’importante è la salute. I musicisti sono ovunque molto apprezzati, noi ci divertiamo molto a suonare insieme ed è davvero molto stimolante, insomma questo è ciò che faremo appunto finché potremo farlo e per me è perfetto.
Andrea Ghignone - Cosa è cambiato nella maniera di suonare blues nel corso degli anni? Tu hai iniziato a suonare in giro per il mondo nel 1956, quali sono le differenze tra il suonare blues negli anni ’50 e nel 2014?
Dunque io penso che più hai la possibilità di fare performance e di abituarti a suonare davanti al pubblico e meglio è, quindi ognuno di noi indipendentemente dal tipo di musica che suona deve iniziare da qualche parte e da là poi la cosa va da sola
Andrea Ghignone - Tu puoi essere considerato come uno dei padri del lues inglese, una leggenda. Puoi gentilmente dirci come è iniziato tutto e che importanza ha il blues nella tua vita?
Questa è una domanda difficile perché non saprei proprio come risponderti. Sai certe persone dipingono, altre scrivono libri, qualsiasi cosa sia ciascuno trova la sua strada e la musica è il mio modo di esprimermi
Andrea Ghignone - Oggi in radio ed in televisione ascoltiamo generi musicali molto diversi dal blues, pensi che stia lentamente morendo?
No, assolutamente, no, è alquanto evidente! In ogni concerto che faccio la gente porta sempre i figli e le figlie per fargli vivere l’esperienza di un live blues per la prima volta; vedi questa è una cosa molto generazionale, quella prima la tramanda a quella dopo, continua ad andare avanti perché il blues non va mai via.
Andrea Ghignone - Nel corso della tua carriera hai registrato all’incirca 50 album, ce n’è uno che ti rappresenta maggiormente?
Veramente no perché non pubblico mai un album a meno che non sono totalmente soddisfatto di come rappresenti i miei sentimenti in un dato momento, quindi, in un certo senso, i miei album sono tutti delle autobiografie e per questo non penso che uno possa essere molto meglio di un altro, perché rappresentano tutti periodi diversi della mia vita.
Pasquale Boffoli (Distorsioni) - In passato hai registrato album senza batteria come “The Turning Point”, “Empty Dreams” e “USA Union”. Che tipo di sperimentazioni proveresti al giorno d’oggi o in futuro?
Ho chiuso con le sperimentazioni perché c’è già così tanta varietà in quello che sto facendo con questi particolari musicisti, Greg Rzab al basso, Jay Davenport alla batteria e Rocky Athas alla chitarra, che ho tutto ciò di cui ho bisogno; quindi non c’è motivo di allontanarsi da qualcosa che è vivo e palpitante.
Pasquale Boffoli - Secondo te, quali sono i musicisti blues di questi anni più importanti e promettenti?
Uhm… in realtà non ascolto molto…sai è difficile dirlo, è solo una questione di gusti se stiamo parlando di un chitarrista, e ti dirò fin quando ci sono certi chitarristi che diciamo riescono a fare notizia, beh in parte è una buona cosa anche per gli altri del giro. Ad esempio quando c’era Stevie Ray Vaughan il suo successo ha dato la spinta giusta a molti altri
Pasquale Boffoli - Cosa vedi nel futuro del blues? Un ritorno alla sua purezza primitiva oppure una sorta di crossover con altri generi ?
Si, farò dei crossover come ho fatto nel mio ultimo album, "A Special Life", che è in buona parte una raccolta di brani blues composti durante gli anni, quindi sì il blues è senza dubbio ancora vivo!
Pasquale Boffoli - Cosa ti ispira di più nello scrivere testi nel terzo millennio? Di cosa trattano?
Guarda deve essere un qualcosa di cui hai potuto fare buona una esperienza, sono i tuoi pensieri che traduci in musica. Ci sono tre nuove canzoni nel nuovo album e non trattano d’altro se non delle mie riflessioni sui giorni che sto vivendo.
Pasquale Boffoli - John, quali sono le versioni dei Bluesbreakers che, durante la tua lunga carriera, ricordi con più piacere? Qui possiamo vedere Eric Clapton, Mick Taylor... (indicando qualche suo storico vinile sul tavolino di fronte a noi, "A Hard Road", "Mayall and Clapton", "Crusade" )
Mmmh ... penso di averli già visti da qualche parte questi dischi! Beh, quelli ovviamente, sono i musicisti di cui gente parla più perché erano veramente i primi, ma che rappresentano un brevissimo periodo di tempo. Eric Clapton è stato nei Bluesbreakers all'incirca solo per nove mesi, niente di più, e Peter Green fu con me solo per un anno. Mick Taylor è rimasto un po' più a lungo, ma in fondo è tutto così lontano nel tempo. Ma le persone tendono a parlare solo di loro, e non della band attuale, o di Buddy Rich che è rimasto con me per quindici anni, o di Coco Montoya o Walter Trout. Sono stato molto sui palchi con musicisti che non tutti conoscevano, cercando di far cadere un po d'attenzione su di loro.
Andrea Ghignone - Esiste una canzone scritta da qualcun altro che vorresti avere composto?
Uhm, in realtà non ho mai pensato in questi termini. Mi piacciono le buone composizioni e probabilmente ci sono tantissime canzoni che si adattano a questa categoria, ma non me ne viene in mente nemmeno una in quel senso.
Andrea Ghignone - Ultima domanda, John, cos’è per te il blues?
Beh, sei qui stasera e mi sentirai (ride)... No, beh, è come esprimere se stessi attraverso la musica, e il blues per me è il mezzo ideale, perchè la la gente riconosce l'emozione, sente il ritmo e i testi come una sorta di tutt'uno.
INTERVIEW WITH JOHN MAYALL
Andrea Ghignone (Distorsioni) - This tour can be considered as your 80th birthday's gift, how does it feel to be still on stage?
JOHN MAYALL - Well it just feels the same actually as long as you have your good health they like musicians we have a great time playing togheter its very stimulating and that’s what we do as long as we’re still able to do that which is fine.
Andrea Ghignone - What has changed in the way of playing blues during the years? You started to play all around the world in 1956, what are the differences between playing blues during the 50’s and in 2014?
Well I think the more opportunity you get to work on your presentation and getting used to play before audiences the better it gets so everybody regardless what kind of music you play you always have to make a start somewhere and it just goes from there.
Andrea Ghignone - You can be considered as one of the fathers of British blues, a legend. Could you please tell us how it all began and what importance has blues in your life?
Well that’s a difficult question because I don’t know how to answer it… You know some people are painters some people write books, whatever it is you find your own way in life and music was my way of expression.
Andrea Ghignone - Today on tv or on the radio, we mostly hear completely different genres rather than blues. Do you think that blues is slowly dying or not?
No, absolutely not is very evident in all the shows that we do people bring there their sons and daughters who are experiencing live blues for the first time you know this is a generational thing one generation advertises the next, it keeps on rowing because blues never goes away.
Andrea Ghignone - In your own career you recorded within 50 albums. If there's one, is there one that better represents yourself?
Not really you know I don’t ever release an album unless I’m satisfied that represents the way I’m feeling at any diffrent point so you know they are all autobiographies in a sense, so no one is really that much better than the other because they all represent a period of my life.
Pasquale Wally Boffoli (Distorsioni) - In the past you recorded albums without drums like “The turning point”, “Empty Rooms” and “USA Union”. What kind of experimentations would you like to try nowadays or in the future?
I’ve finished with the sperimentation because there’s so much variety in what we do with these specific musicians Greg Rzab on bass, Jay Davenport on drums and Rocky Athas on guitars, that supplies everything I could possibly need so there’s no reason to wander away from something that’s still alive and kicking.
Pasquale Wally Boffoli (Distorsioni) - In your opinion, what are the most important and promising blues musicians of recent years?
Uhm…yeah i don’t really hear… you know it’s difficult its just a matter of taste… it is obvious if we are talking about guitars players so as long as there are some guitars players who makes a buzz with the media well that’s sort of good for everybody is like when steve ray vaughan was on the scene that gave a boost to many other musicians.
Pasquale Wally Boffoli - How do you see the future of blues? A return to its primitive purity or a kind of crossover with other genres?
Well I will crossover like I did on my latest album “A special life” is very much for long blues record which I’ve done for many years so yeah blues is definitevely alive.
Pasquale Wally Boffoli - What is inspiring you writing lyrics in the third millennium? What are they about?
Well you know it has to be something that you rather experience and your own thoughts you put into music I’ve three new songs in the new album and thats just my current toughts of where I am right know.
Pasquale Wally Boffoli - John, what are the versions of the Bluesbreakers during your long career you remember with most pleasure? Here I can see Eric Clapton, Mick Taylor... (pointing a couple of vinyls on the table in front of us)
Well those obviously are the ones that people talk about most because they were the first ones really but they represent a very very small period of time, Clapton was only in the band for maybe nine months nothing much more than that and Peter Green was only with me for an year, Mick Taylor was a little bit longer but basically is all so far back in time but people tend to just talk about that instead of the current band or Buddy Rich that was with me for fifteen years or Coco Montoya , Walter Trout. You know I’ve had very long stage with the band I was trying to throw some attention to them not the others everybody knows about.
Andrea Ghignone - Is there a song written by someone else you would have written?
Uhm, not really I’ve never really think in those therms I enjoy good writing and there’s probably many many songs that would fit that category but I can’t think of any one that comes to mind.
Andrea Ghignone - Well John this is my last question, what is blues for you?
Thats it? Well you come in here tonight and you’ll hear me(laughs)…no, well it’s just how you express yourself trough music and the blues is my ideal medium because people recognize the emotion and feel the rhythm and the lyrics sort of all comes together in one package.
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