Richard Thompson STILL
[Uscita: 23/06/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Il mondo della musica rock è ormai popolato di sessantenni più che determinati a non abbandonare le scene. L'elenco è troppo lungo per essere qui riportato. Vi basti sapere che non tutti sanno invecchiare con grazia e che non tutti hanno qualcosa da dire. Richard Thompson – classe 1949 – porta benissimo i suoi anni e sa che quella di scrivere canzoni è un'arte che va coltivata con cura. Nell'ultimo scorcio della sua lunga vicenda artistica ha privilegiato il lato elettrico del suo “suono” e questo nuovo "Still" dimostra ancora una volta di che stoffa sono fatti i suoi dischi. Ha chiamato a produrlo Jeff Tweedy (leader di Wilco) e mai scelta si è rivelata più giusta. Tweedy è americano, ma non è insensibile al canto delle sirene di Albione, il filo rosso che lega dal lontano 1968 la musica e i testi del grande musicista inglese.
Ho avuto l'opportunità di intervistare Richard Thompson per il Mucchio al principio degli anni '90 e penso valga la pena di riportare qui alcune delle cose che mi ha detto:
G.S. - Ancora adesso, ascoltando il primo disco dei Fairport (Convention), si nota come tu fossi un chitarrista completamente differente dagli altri...
R.T. - Bene! (ride).
G.S. - Non è per farti un complimento... Gli altri suonavano blues, magari anche molto bene, ma tu eri proprio diverso
R.T. - Io volevo essere differente. Volevo e voglio ancora non assomigliare a nessun altro. Non riesco a capire cosa ci sia di tanto importante nell'essere un chitarrista di blues bianco. Non potrai mai essere bravo come Buddy Guy. Lui è cresciuto in un'altra cultura... così come Muddy Waters non avrebbe potuto cantare e suonare folk scozzese. Devi fare quello che sei capace di fare. Nei Fairport facevamo quello che eravamo capaci di fare: era la nostra cultura e abbiamo provato a renderla più moderna, contemporanea, accostandola al rock.
Così, a partire dalla malinconica Meet On The Ledge e dall'amara e toccante Genesis Hall, emerge un'Inghilterra ancora dickensiana, attraversata com'è da conflitti e tensioni. Thompson non sarebbe d'accordo, ma gli elementi essenziali della sua scrittura sono già in "Henry The Human Fly", il suo primo album solo, dove la chitarra elettrica è tagliente come una cornamusa. Thompson rifarebbe le parti vocali, lo ha dichiarato più volte. E sbaglierebbe, come ha fatto nel recente "Acoustic Classics", in cui è evidente lo sforzo per cantare bene. Da perfezionista esagerato, Richard Thompson ha bloccato per anni un live acustico, "Small Town Romance", salvo ritrovarselo anche come bootleg parecchi anni dopo. Still ce lo ripropone in forma smagliante, protagonista di assolo chitarristici veramente incredibili (Long John Silver, She Never Could Resist A Winding Road, Where's Your Heart, No Peace No End, All Buttoned Up, Guitar Heroes) ed autore di songs emozionanti e chiaroscurali (le splendide Josephine e Broken Doll, Patty Don't You Put Me Down, Dungeons for Eyes, l'acustica Beatnik Walking). Ancora oggi Thompson è in grado di stupire: niente male per un signore della sua età e della sua formazione poetica e musicale.
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