Gianluca Favaron-Anacleto Vitolo ZOLFO
[Uscita: 05/10/2016]
#consigliatodadistorsioni
Gianluca Favaron è uno dei protagonisti della scena elettroacustica italiana di questi anni, grazie a una copiosa e valida serie di release, prima con il moniker Ab’she, poi a suo nome, in collaborazione con altri artisti (Corrado Altieri, Deison…) o all’interno di gruppi quali Lasik Surgery (insieme allo storico Pierpaolo Zoppo/Mathausen Orchestra), Under The Snow (insieme a Stefano Gentile, discografico, fotografo e musicista sperimentale), Zbeen (insieme al sound-artist Ennio Mazzon) e Maribor (insieme a personaggi del noise italico quali i già citati Zoppo e Gentile, Maurizio Bianchi, Andrea Marutti e Giuseppe Verticchio).
Anacleto Vitolo nasce come producer hip-hop con lo pseudonimo Kletus Kaseday (dal 2008 al 2013) per poi dedicarsi a varie forme di elettronica sperimentale con lo pseudonimo di AV-K negli anni 2014-15 (diventato K.lust nel 2016), pubblicando oltre una decina di release dalle sonorità più disparate in meno di una decina d’anni e fondando l’etichetta Many Feet Under.
“Zolfo” è un mix di differenti elementi e tecniche, quali loop con nastri, lavori di ripresa microfonica e processing in tempo reale (live electronics), risultando essere una combinazione di drone music, musica concreta, elettroacustica, industrial e minimal digitale. Vitolo (foto a destra) si occupa della parte prettamente elettronica (live electronics) del disco, mentre Favaron cura la parte più analogica e “concreta” (field recording, trattamenti analogici e digitali di registrazioni su nastro...). In Starting Point le frequenze basse manipolate in real-time da Vitolo fanno da ossatura per le manipolazioni materiche di Favaron, per poi mescolarsi in un connubio noise analogico-digitale. Zolfo e Oblivion sono due episodi oscuri al limite con l’ambient-industrial in cui le manipolazioni droniche di Vitolo costituiscono la base per i “trattamenti” di sorgenti sonore registrate su nastro da Favaron (foto a sinistra).
Infrasound e Reflection sono due brani elettroacustici, similari alle composizioni acusmatiche d’accademia, con la seconda traccia più vicina all’ambient-noise e la prima più ipnotica e dal mood più meditativo. Discourse 12 si trova al confine tra acusmatica e glitch, in un’alternanza di silenzio, micro- e macro-rumore (nel finale), Fold-In è invece una pulsante traccia elettronica minimal-digitale (micro-wave, glitch). Elettronica radicale al confine tra sperimentazione colta e non, scurissima, onirica, capace di indurci a spegnere pc, smartphone e altre diavolerie tecnologiche per trasportarci in uno stato di ascolto concentrato e di trance indotta. Un disco non per tutti, che farà la gioia degli amanti dell’elettroacustica, dell’arte acusmatica, della drone music e dei minimalismi digitali.
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