Ant Lion A COMMON DAY WAS BORN
[Uscita: 17/03/2017]
#consigliatodadistorsioni
Un giorno tanto comune non può certo essere quello in cui vede la luce una produzione che esce per la Ibexhouse, infatti chi ha avuto modo e la fortuna di seguire le uscite dell'etichetta di Alessandro Fiori, sa che tutto ci si può aspettare eccetto che un disco 'normale/banale', e questo nuovo progetto a nome Ant Lion conferma in pieno, e nel modo migliore, le nostre aspettative. Siamo dalle parti di Arezzo dove in questi anni si è sviluppata una piccola, ma creativamente agguerrita schiera di musicisti che ha dato vita ad alcuni fra i progetti più interessanti degli ultimi anni, i dischi di Fiori, i Solki, i Sycamore Age, i Walden Waltz. E' in questo ambiente ricco di idee e di buoni propositi che nascono gli Ant Lion, un quartetto formato da Stefano Santoni dei Sycamore Age, Simone Lanari dei Walden Waltz, il batterista Alberto Tirabosco e la cantautrice Isobel Blank, nome d'arte di Eleonora Giglione.
Ma che musica fanno questi Ant Lion? Se cercate nella musica soltanto svago, occasione per sgombrare la mente e non pensarci più, allora questo non è il disco che fa per voi, ma se amate sperimentare, rischiare, lanciarvi senza paracadute in un'autentica avventura musicale, ricca di sorprese ed emozioni, capace di farvi sobbalzare, divertire, incuriosire, allora qui troverete pane per i vostri denti. E da masticare c'è davvero parecchio, al primo ascolto direste che questo disco sia uscito da quel territorio convulso e frenetico che sta fra la No Wave newyorkese infuocata dal funk di James Chance e dai deliri nevrotici di Lydia Lunch e l'Inghilterra post punk di Raincoats e Slits. Ma in “A Common Day Was Born” confluiscono anche il free form ribelle del Rock In Opposition, l'amore per i tempi dispari e certa teatralità espressiva tipica del progressive, i fraseggi nervosi del jazz urbano, ma anche John Zorn e Frank Zappa col suo amore per il jazz rock e per il bizzarro, e potete trovare tracce di noise, tribalismo, jazz-rock, trip hop e chissà quant'altro.
Così la prima traccia No Belly ci rivela innanzitutto la voce nervosa, irrequieta di Isobel Blank che si arrampica audace sui riff ipnotici della chitarra, e le evoluzioni ardite della batteria in un'altalena di ritmi, emozioni, suggestioni, giusta apertura per un album che si annuncia vulcanico ed esuberante. Come in una cornucopia fantasmagorica in “A Common Day Was Born” possiamo trovare la filastrocca da nevrosi urbana di Hypno Hippo (Zebra Dreaming), la dolcezza folk nella bellissima Last Day of Night, il funk nevrotico in Two Needles, ma anche la travolgente fisicità di The Head Upstairs e così via nelle altre cinque tracce nelle quali soprattutto si sente e si respira un grande amore per la musica, il gusto per la ricerca e la sperimentazione, la gioia di suonare ciò che piace e in cui si crede, un piacere che si riversa su noi fortunati ascoltatori di una musica nella quale si riflette l'inquietudine e l'incertezza di questo nostro tempo. Anche i testi, tutti in inglese, ricchi di metafore, immagini, suggestioni, ironia evocano questo senso di smarrimento che vive l'uomo contemporaneo. Un plauso alla bella edizione e alle immagini che lo accompagnano opera di Stefano Santoni. Il disco esce in contemporanea in Giappone per la 000 Sound, non fatevelo scappare.
Video →
Correlati →
Commenti →