Sycamore Age Sycamore Age
[Uscita: 20/03/2012]
Il progetto Sycamore Age nasce ad Arezzo due anni fa ad opera di Stefano Santoni (produttore artistico), Francesco Chimenti (frontman/voce), figlio di Andrea, e Davide Andreoni (contrabbasso elettrico), ai tre si sono poi aggiunti quattro polistrumentisti: Giovanni Ferretti, Samuel Angus Mc Gehee, Nicola Mondani e Franco Pratesi. Prodotti dallo stesso Stefano Santoni, che ha curato anche il bell’artwork del cd, danno ora alle stampe la loro opera d’esordio, ed è un debutto di sorprendente qualità. La prima cosa che si nota è la straordinaria voce di Francesco Chimenti, un caleidoscopio sonoro capace di modularsi nel modo più vario ed intenso per esprimere la complessità dei sentimenti e delle emozioni, nella gamma dei suoi toni ci trovi ora la drammaticità di Thom Yorke, ora l’elegia sognante del primo Sorrenti e della sorella Jenny, ora l’inquieta ansia di Tim e Jeff Buckley, ora la sofferenza di Antony Hagerty.
Ma non meno affascinante è il lavoro di tutti i musicisti, quasi tutti provengono da studi classici, che partecipano alla costruzione delle complesse architetture sonore dei tredici brani dl disco. Gli arrangiamenti fanno ricorso ad un’infinita varietà di strumenti, da quelli elettronici, sintetizzatori, theremin, e diavolerie varie a quelli tradizionali, chitarre, piano, fiati, archi, bouzouki e ogni tipo di percussioni, incluse grattugie, tavole, battito di mani, coriandoli di porcellana, carillon; l’utilizzo dei vari strumenti, lungi dall’appesantire i brani o dal renderli ridondanti, avviene con stupefacente naturalezza, così come i cambi di registro all’interno delle singole composizioni; la voglia di sperimentare infatti non è mai fine a se stessa, priva di cerebralismi o di autocompiacimento. Il risultato è una musica di difficile catalogazione, ricca di rimandi e suggestioni, dal prog al folk, dal dark alla musica da camera, dalla classica al jazz, dal cantautorato al post rock, ma che ha trovato già una propria strada e la percorre con stupefacente maturità.
Basterebbe la sola canzone iniziale Binding Moon per farti innamorare immediatamente dei Sycamore Age, subito il piano e la voce di Chimenti ci immergono in un universo scuro e doloroso che diventa onirico e sognante con l’ingresso dell’oboe, è poi il theremin a farci palpitare e introdurci ad un finale in cui la chitarra elettrica conduce ad una ballata che potrebbe essere uscita dalla San Francisco psichedelica di Paul Kantner e David Crosby. Non meno emozionanti le altre dodici canzoni che compongono l’album da Romance e Tears and Fire, raffinati rock da camera fra Tim Buckley e Antony, alla meravigliosa My Bifid Syrens, grande canzone dall’attitudine prog per il modo in cui si distende fra sperimentalismo jazz e classicismo, ad Astonished Birds fra atmosfere nordiche solenni e suggestioni etniche; come resistere poi ad Heavy Branches dominata dalla voce di Chimenti che ti spezza il cuore e lacera l’anima quando canta 'I’m the only one who knows why his dry branches need tears'?
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