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24 Febbraio 2020 ,

Giöbia Plasmatic Idol

2020 - Heavy Psych Sounds
[Uscita: 07/02/2020]

Ganesh è il dio indù che rimuove gli ostacoli all’inizio di ogni viaggio e semina difficoltà lungo il cammino dei malvagi; perché non esiste barriera che non possa essere superata attraverso la sapienza dell’anima razionale ed uno sguardo che indaga il trascendente, al di là dei limiti dell’immanenza terrena. Cinque anni dopo l’ottimo “Magnifier” i Giöbia pubblicano per la label Heavy Psych Sounds il nuovo “Plasmatic Idol” la cui copertina raffigura programmaticamente l’immagine del dio dalla testa di elefante, immerso in una livrea optical. Quando si parla di psichedelia statunitense si deve distinguere quella di stanza in Texas , specificamente ad Austin, da quella californiana: mentre la prima trae origine dal garage e si trasforma in un magma oscuro e obliquo (13th Floor Elevators), la seconda manifesta un versante nettamente più solare e aperto poiché prende le mosse dal folk (The Byrds, Jefferson Airplane e Grateful Dead). Se dobbiamo considerare la psichedelia come un’attitudine piuttosto che una forma di ostinato attaccamento al passato, oggi in Italia i Giöbia sono da considerare tra i custodi dell’autentico sound di impronta texana, quello che radica la propria essenza nelle visioni lisergiche del compianto Roky Erickson. “Plasmatic Idol” in questo senso fa, rispetto al predecessore, un passo in avanti sulla strada di una maturazione artistica che ha portato la band milanese ad interpretare un suono visionario e antico, proteiforme nella sua torbida liquidità e nelle cui rifrangenze è possibile trovare immagini distorte dei Pink Floyd progressive di “Obscured By Clouds”, dei Doors, degli Hawkwind, degli onnipresenti 13th Floor Elevators, oltreché di latenti rasoiate di hard sabbattiano. La produzione di “Plasmatic Idol” è curata da Bazu, cantante e chitarrista degli stessi Giöbia, mentre la masterizzazione è stata affidata a Brett Orrison, già al lavoro con The Black Angels (anche loro figli spuri di Erickson) ed il risultato si avverte chiaramente rispetto al precedente lavoro in cui la batteria era molto più in rilievo e le chitarre avevano uno spessore più seventies. “Plasmatic Idol” suona come un disco di pura psichedelia americana degli anni ‘60 in cui il drumming è meno fisico ed in cui la scena è riempita da vari moog, arpeggiatori e synth modulari che definiscono un’ambientazione spesso vicina allo sci-fi o alle suggestioni fantascientico-letterarie di Asimov. L’opener Parhelion è una suite strumentale in cui troviamo elementi prog dei Goblin di Claudio Simonetti sviluppati all’interno di una struttura circolare, nella successiva In The Dawnlight si avverte la prossimità con i Black Angels, mentre Plastic Idol è pura allucinazione ipnagogica sintetica in chiave library music. In Haridwar sembra di risentire il mood dei Black Mountain e la voce di Stephen McBean di “Wilderness Heart”, con le suggestioni di The Escape si viene risucchiati da un vortice al limite del post punk declinato da Soft Moon (alias Luis Vasquez). Far Behind è un’altra traccia rimarchevole per le direzioni che intraprende durante il suo sviluppo e per il tributo indiretto a David Gilmour. Chiudono il cerchio le vibrazioni mistico-esoteriche di Heart Of Stone, quasi una danza propiziatoria, e The Mirrors House proveniente da una dimensione spazio-temporale allucinata in cui risuona la teatralità dei Black Sabbath su un crinale di space rock alla Hawhkwind. Con “Plasmatic Idol” i Giöbia si confermano come una delle più interessanti realtà di psichedelia occulta italiana, avvolgente come il sogno ancestrale di sprofondare nell’abisso della coscienza e di urlare senza voce. Ottimo ritorno.

 

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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