The Black Angels + Giöbia 5 luglio 2013, Ferrara, Cortile del Castello Estense
La location era una tra le più suggestive in cui si possa assistere a un concerto: il Castello Estense di Ferrara. La band principale una delle più significative della scena indie internazionale: i Black Angels. Il gruppo di supporto uno dei più interessanti del panorama italiano: i Giöbia. Gli ingredienti c’erano quindi tutti per la promessa di una serata musicale che valesse il viaggio fino alla splendida città estense. E le aspettative, diciamolo subito, sono state soddisfatte in pieno. Non riescono a scalfire il piacere della serata nemmeno alcune scelte organizzative forse non troppo azzeccate. Prima fra tutte lo spostamento del concerto dalla consueta piazza esterna al castello, nella quale ricordo un’acustica eccezionale in concerti visti negli anni passati, a una corte interna, più piccola. Una scelta dettata probabilmente dalla prevendita di biglietti inferiore al previsto poiché, in effetti, non c'è il pienone di folla, nonostante il prezzo contenuto del biglietto (15 euro) rispetto alla media degli eventi simili, ma evidentemente i Black Angels rimangono una band underground e la crisi, unita alla quantità considerevole di eventi live sparsi per la penisola in questa estate 2013, non aiuta di certo. In ogni caso, nonostante l'acustica non proprio ottimale e il caldo torrido della serata, accentuato dall'effetto serra creato dal cortile chiuso e pieno di gente, la performance dei due gruppi è decisamente degna di nota. Nel tardo pomeriggio le due band sono già in giro per gli spazi del castello mentre si completa la predisposizione del palco e della strumentazione. C’è tempo per qualche foto, tra una birra e l’altra, in un clima di totale rilassatezza.
Giöbia
Qualche ora dopo, alle 21, i Giöbia salgono sul palco con la gente che ancora sta arrivando poiché sul biglietto e nelle comunicazioni concernenti il concerto l’orario d’inizio è previsto per le 21.30. E questa è un’altra pessima abitudine organizzativa – non solo ferrarese purtroppo – quella di indicare un orario ufficiale e far cominciare le band di supporto ben prima di tale orario. Chi non lo sa arriva ovviamente per l'ora indicata sul biglietto e di conseguenza perde il gruppo di spalla che spesso, come in questo caso, merita tanto quanto il gruppo principale. I Giöbia cominciano infatti alle 21 e deliziano il pubblico già arrivato con le loro ricercate trame psichedeliche che intrecciano sonorità tradizionali con suggestioni create da strumenti insoliti, quali il sitar suonato dal cantante, Stefano Bazu Besurto e il violino suonato dalla tastierista, Saffo Fontana. Cominciano con Karmabomb, uno dei brani più incisivi del nuovo album e proseguono con altri, estratti da “Introducing night sound”, altrettanto belli come la title track e le splendide Orange Camel e Electric Light, e da lavori precedenti. Poco il tempo a loro disposizione, pochi i brani eseguiti ma sufficienti per caricare il pubblico prima del gruppo principale. Un assaggio di psichedelia nel senso originario del termine e di alto livello, che non si sente spesso da gruppi italiani.
The Black Angels
Dopo una mezz'ora la band milanese lascia il palco ai cinque ragazzi di Austin, Texas, guidati da Alex Maas, che vi salgono preceduti da un apparato di strumenti, chitarre e bassi, ne conto almeno dodici, ad attenderli ai lati del palco. Durante il concerto avranno modo di usarli tutti, cambiando strumento quasi in ogni pezzo e scambiandosi tra loro i ruoli di volta in volta, con il chitarrista che passa al basso, il bassista che passa alla chitarra, il cantante che suona organo, chitarra e basso, il tastierista che passa alle percussioni in accompagnamento alla batterista. Si muovono agilmente e in modo disinvolto da uno strumento e l'altro, così come attraverso il loro repertorio musicale che ripercorrono con pezzi presi da tutti e quattro gli album, dando ampio spazio all'ultimo, “Indigo Meadow”, del quale fanno quasi tutti i brani tranne un paio, ma attingendo anche abbondantemente dal penultimo “Phosphene Dream” e con un paio di brani dai precedenti “Passover” e “Direction to See a Ghost”. Iniziano proprio da quest’album, con Vikings, per poi regalare quasi subito uno dei brani trainanti di “Indigo Meadow”, la bella e impegnata Don't Play With Guns, monito contro l'uso troppo facile delle armi, che ci aspetterebbe come brano finale ma che invece esalta il pubblico fin da subito. Il brano di chiusura è invece una versione splendidamente dilatata di Black Isn't Black, sempre dall'ultimo album. In mezzo ci sono i loro pezzi più belli da Black Grease a Telephone, da You’re Mine a Entrance Song e c'è il tempo per una bella versione di Ronettes, dopo il break, con il solo Alex Maas sul palco, poi raggiunto dagli altri per altri due brani in chiusura. Per chi li avesse persi a Ferrara, i Black Angels saranno nuovamente in Italia per due date annunciate a settembre a Roma e a Ravenna, insieme agli Elephant Stone, ottima band canadese di pop-folk psichedelico, il cui cantante e fondatore, Rishi Dhir, suona il sitar anche con i Black Angels.
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