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29 Febbraio 2020 , ,

Och II

2020 - Rocket Recordings
[Uscita: 28/02/2020]

Di musicisti svedesi camuffati e dal volto coperto ne abbiamo visti molti in questi anni (proprio in casa Rocket Recordings i Goat, mentre fuori dal panorama alternativo abbiamo i Ghost) e la saga dell'anonimato scandinavo viene portata avanti dagli Och, misterioso trio di Linköping. Anche l'etichetta inglese fa da spalla a questa riservatezza e rivela solo che uno dei tre ha un parente in un'altra formazione svedese ormai di casa a Rocket Recordings, i Flowers Must Die. Ma dubbi sull'anonimato a parte, gli Och si presentano come l'”ennesima” formazione psichedelica del Nord-Europa approdata in terra d'Albione, ma a dispetto delle varie declinazioni post-punk (The Janitors), neo-psichedeliche (Orange Revival), acid-rock (Hills, Flowers Must Die) o meditative (Centrum) gli Och propendono per una musica cerebrale e minimalista. Il misto di elettronica e kraut-rock rende gli otto brani di “II” un viaggio spaziale disperato in uno cosmo inospitale e contaminato. Se il motorik di Jag är här, jag är här è guastato da spruzzi di fredda elettronica, l'ipertrofia sintetica di Baum Baur si dilata nei ritmi post-industrial di Åkkså, in cui il suono di un flauto prima si libra e poi si disperde in nebbie di synth. La musica degli Och addita continuamente un prototipo per il rock del futuro, un futuro cupo e desolato: la preghiera nera di Den Såmm Bor I Tarim si fa lentamente rituale sciamanico post-atomico; i synth astrali di Färgen Ur Rymden sono il preludio del tribalismo lisergico di Pelennor's FältNu:64 e Pandemi På Händelö danno vita ad una conclusiva orgia kraut-synth. Lontani dalla nostalgia per il passato, gli Och immaginano scenari futuri in cui l'elemento ritmico sia tornato alla base della musica, mentre ogni altro elemento è stato scartato o fuso in un sound coerente e affascinante. La forza visionaria, per quanto minimale, ricorda molto “Hoopsnake”(2016) degli inglesi One Unique Signal, così quanto l'idea di rimodellare i linguaggi rock con esiti insoliti. Dalle parti dei miglior Klaus Schultze, Guru Guru, Popol Vuh.

Voto: 8/10
Ruben Gavilli

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