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25 Febbraio 2015 ,

Umberto Maria Giardini PROTESTANTESIMA

2015 - La Tempesta-Woodworm
[Uscita: 03/02/2015]

#Consigliato da Distorsioni     

 

umgiardiniNuovo album per Umberto Maria Giardini, che a lungo si è fatto chiamare Moltheni prima di tornare al proprio nome di battesimo. "Protestantesima" è un disco molto interessante, che sfugge ai cliché in cui si dibattono molto pseudo-nuovi cantautori, troppo legati ai miti del passato. Nella canzone che apre e intitola il disco Giardini afferma di non avere nostalgia degli anni ’80, di quella “malinconia di burro”. Eppure lo stile di quel decennio permea la musica che esce dalle casse: convivono perfettamente ingredienti decisamente rock, come le chitarre taglienti della title track, il drumming tribale di C’ è chi ottiene e chi pretende, col flauto o gli archi che creano un contrasto tra gentilezza e durezza. Atmosfere psichedeliche in Sibilla, i ritmi rallentano e le chitarre si distendono in languidi glissando. Urania ha un ritmo marziale e una melodia malinconica e dolce. La ghost track, 6 aprile, delicata e acustica, parla del terremoto all’Aquila. Spesso le canzoni hanno stop and go, pause e ripartenze strumentali. I testi sono complessi ma mai poeticistici, e nemmeno inseriti a forza nelle melodie, come a volte capita nella canzone d’autore. 

 

Ci sono molti riferimenti all’attualità, e frecciate anche violente nei confronti della scena musicale, vedi Il vaso di Pandora, tra i vertici anche musicali del disco, dove sono chiari i riferimenti alla Milano da bere, da sniffare e da suonare. Oppure il compatimento per l’uomo moderno e la sua condanna all’insoddisfazione, in Pregando gli alberi di un ottobre da non dimenticare, sentimenti spesso controbilanciati dall’amore per la natura. Va detto giardiniche a volte Giardini usa qualche metafora piuttosto prevedibile, vedi “chi odia il bianco e ama il nero” del brano sopra citato, che pure è uno dei pezzi forti dell’album col suo pianoforte incalzante e un grande lavoro delle chitarre. Questo però non inficia il risultato complessivo di un disco che sin da ora si candida ai primi posti nelle playlist di fine anno. Il rock visionario di Umberto Maria Giardini in Italia è raro, si potrebbe paragonare solo a quello di Paolo Benvegnù, tenendo ovviamente conto delle molte differenze stilistiche. 

Voto: 8/10
Alfredo Sgarlato

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