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6 Giugno 2014 , ,

Bob Mould BEAUTY & RUIN

2014 - Merge Records
[Uscita: 03/06/2014]

bob mould# Consigliato da Distorsioni

 

Bellezza e Rovina, due immagini sovrapposte sulla copertina: quella di Bob Mould da giovane e quella dell'artista oggi. Il primo impatto con questo disco ci riporta all’incedere più o meno brutale del tempo. Il feedback iniziale sembra riprendere un discorso interrotto qualche tempo fa. Non al disco precedente, “Silver Age”, con suoni talmente compressi da sembrare esagerati anche per gli standard contemporanei, non a episodi come The Body of Song, dove Mould inseriva anche suoni elettronici. Un discorso lasciato in sospeso da qualche parte nello spazio-tempo e che necessita di un ulteriore sviluppo. La traccia di apertura, Low Season, è una ballad suonata con la distorsione e senza tante scuse, l'attimo di lucidità in cui si fa il conto delle occasioni perse e delle persone che rimangono nel corso di una vita. Che non sia un disco comodo né nella forma, né nei contenuti (molti testi sono influenzati dalla perdita del padre) viene confermato dalle tracce seguenti (Little Glass Pill, I Don't Know You Anymore, Kid With Crooked Face), schegge da meno di tre minuti il cui piglio e ispirazione ci riportano direttamente agli Hüsker Dü, ma senza alcuna nostalgia. Fire in the City  potrebbe essere l'unico brano vagamente commerciale, la colonna sonora per qualche commedia, mentre con Tomorrow Morning  Bob Mould torna a citare se stesso e i da lui ispirati Green Day di “Dookie”. Il discorso del tempo viene riproposto nell'ironica Hey Mr. Grey, un commento sui punkers di ogni scena passata, presente e futura.

 

bob-mouldA canzoni veloci si alternano tracce più misurate come Forgiveness, in cui spicca la sua dimensione più acustica, e lo guardo retrospettivo di Let the Beauty Be, la penultima traccia. Il messaggio finale quindi, prima di salutare con un'ultima cavalcata punk, è quello di lasciare che la bellezza si riveli, a dispetto della rovina. Con la collaborazione del bassista Jason Narducy e di Jon Wurster (Superchunk) alla batteria, Bob Mould propone quello che meglio sa fare, quello per cui soprattutto di recente gli è stato tributato un vasto riconoscimento dai suoi eredi e figliocci, primi tra tutti i Foo Fighters: la canzone punk-rock con melodia. Senza che questa dicitura richiami per forza alla mente immagini stereotipate di spiagge assolate, tatuaggi e skateboard, ma pezzi veloci che si lasciano ricordare. Brani che sembrano volere riassumere una carriera che entra nella quarta decade, lasciando per ogni traccia un piccolo pegno a memoria. Una rivisitazione di se stesso durante il tempo, senza nessun tipo di dietrologia retromaniaca, ma una ulteriore auto-affermazione, nel modo incompromissorio che ha sempre contraddistinto la ricerca musicale di Bob Mould.

Voto: 7.5/10
Rachele Cinarelli

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