Mike Patton 1922
[Uscita: 20/07/2018 ]
Stati Uniti
“1922” è un film di produzione Netflix tratto da un noto racconto di Stephen King e musicato dall’inesauribile Mike Patton abbigliato, questa volta, da compositore. Non è la prima volta che Patton si cimenta con il commento sonoro in senso proprio, per quanto sia invece possibile dire che tutta la sua produzione artistica sia un commento a ciò che deve ancora essere scritto. Si spiega in questo modo la malleabilità creativa di questo campione dell’eclettismo sonoro in grado di sorprendere ad ogni occasione per l’equilibrio assoluto tra il rispetto delle convenzioni e lo scarto infinitesimale nella partitura che fa saltare tutto il codice. Patton frequenta tutti i luoghi comuni dei generi fantastico e horror alternando le cupezze insondabili di No Grave for Mama al lirismo intriso di archi di Problem Wife e Cornfield, ma nel proporre tutto ciò che il medio amatore del cinema notturno si aspetterebbe Patton curva impercettibilmente lo spazio-tempo della composizione creando blocchi di senso durissimi e affatto modernissimi come nella patetica Sweetheart Bandits.
Patton rende visibile ciò che le immagini non mostrano ed è proprio questa la ragione per la quale estrarre “1922” dal suo contesto immaginifico risulta essere particolarmente distruttivo e penalizzante, molto più che per altre colonne sonore che riescono ad avere una loro propria vita slegata dall’occasione della loro ideazione. Pensare alla cupezza trascinata di Mea Culpa senza il sostegno dell’immagine è come pensare ad una forma senza margini, a una strada senza ciglio; tanto che nella pur esorbitante produzione di Patton si faticherebbe molto a trovare qualcosa con la stessa attitudine cupa e sovversiva. E se
proprio dovessimo accostare “1922” a una delle tante vite artistiche del nostro eroe forse dovremmo far riferimento a qualcosa di assolutamente eccentrico rispetto alle strade prioritariamente battute dalla voce dei Faith No More; forse dovremmo tirare in ballo le stramberie deliziose ed estreme dei Dead Cross, un coagulo di violenza, chitarre distorte e strafottenza unico nel suo genere, al quale, così come per le colonne sonore, bisogna essere avvezzi e preparati. Al di là di questa piccola raccomandazione posologica Patton continua a non sbagliarne una.
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