Matteo Vallicelli PRIMO
[Uscita: 3/02/2017]
Valente batterista e leader dei Death Index, acuto suscitatore di suoni sotterranei (la sua militanza nelle fila dei possenti Soft Moon di Luis Vasquez ne è palese testimonianza), Matteo Vallicelli, romagnolo di nascita e berlinese d’adozione, realizza per la prestigiosa etichetta americana d’avanguardia Captured Tracks il suo primo lavoro da solista, “Primo” per l’appunto. Undici frammenti di mero sperimentalismo, una distesa di note che trascorrono come una tempesta siderale da un lato all’altro della galassia. Segmenti di pura avanguardia per percussioni elettroniche, brucianti rasoiate di sintetizzatori, echi industriali che s’accavallano a battiti di delirio metropolitano e notturni rigurgiti lisergici.
Tracce come Nuova Notte, dove ogni sorta di ansito elettrico viene dispiegato come un virtuale tappeto ricoperto di cristalli infranti, o come Giungla Elettrica nella quale creature in rapida mutazione genetica generate da incubi e febbri cerebrali paiono popolare l’immaginario collettivo di ferali terrori primigeni, danno certamente l’idea dei fini artistici di Matteo e delle sue coordinate sonore di riferimento. Non mancano, anzi, i rimandi “berlinesi”, ovvero di schietta ascendenza elettro-cosmica, e un segmento come Michelangelo ne esemplifica l’ideale calcomania. Arpeggio Due inscena quasi un’elegia per strumenti elettronici, sinestesie che s’incrociano su immaginari sfondi di verdi crepuscoli alieni. Futuro, una particola di melodia sintetizzata contornata da spiraliformi sonorità avanguardistiche e Ore Di Tempesta, una sorta di campo magnetico da cui germina una venefica vegetazione spaziale, sigillano un album d’esordio, benché in talune parti un po’ troppo derivativo, invero di ragguardevole fattura.
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