Giovanni Guidi-Gianluca Petrella-Louis Sclavis-Gerald Cleaver IDA LUPINO
[Uscita: 2/09/2016]
#consigliatodadistorsioni
Il terzo lavoro del virtuoso pianista jazz di Foligno, Giovanni Guidi, “Ida Lupino”, ha il sentore del grande album sin dal primo acchito. Facendo seguito ai due precedenti dischi incisi a suo nome, “City Of Broken Dreams” del 2013 e “This Is The Day” del 2015, sempre per la prestigiosa ECM di Manfred Eicher, il giovane e talentuoso Guidi, scoperto ancora in erba da Enrico Rava, rilascia un album di assoluto spessore, pregno di stilemi e suoni improntati a rimarchevole impianto espressivo. Tutte le tracce sono frutto di improvvisazioni in studio,virtuose variazioni stilistiche in chiave di eccelso jazz. Affiancato da musicisti di notevolissimo livello, Gianluca Petrella al trombone, Louis Sclavis al clarinetto, Gerald Cleaver alla batteria, Guidi dirige mirabilmente il dipanarsi dei segmenti che compongono la trama del disco. Una virtuosa sintesi di jazz melodicamente intenso, di aneliti sperimentali, di atmosfere ovattate e poetiche.
Fin dal principio, What We Talk About When We Talk About Love, sulla scia del titolo di una delle mirabili raccolte di racconti di Raymond Carver, Guidi si muove con la consumata maestria di un veterano del jazz, suoni pieni, coinvolgenti, maturi e artisticamente eccellenti. Un taglio di matrice sperimentale, con impennate di effervescente free jazz, si ritrova, invece, in un brano come Jeronimo, nel quale il clarinetto del virtuoso artista francese Louis Sclavis domina il proscenio. Riattinge vette di assoluto lirismo sonico la title track. Ida Lupino, omaggio, come il titolo del disco, alla grande attrice britannica, col trombone di Petrella che torreggia perentoriamente sulla linea sonora complessiva della traccia. Maggiormente poetico il successivo segmento, Per I Morti Di Reggio Emilia, una nenia soave, col piano di Giovanni Guidi (nella foto a sinistra) in crepuscolare e melanconica declinazione, affiancato dal suono straziato del trombone. Un commosso tributo al grande Gato Barbieri, viene rappresentato dalla spettrografia sonora in tinte pastello di Gato!, un brano di rara e soffusa poesia, con piano, trombone, clarino e batteria modulati insieme in magica sinestesia. Altri brani rimarchevoli, tra gli altri, di questo superbo lavoro sono da rintracciare in Rouge Lust, dal raffinato tocco minimalistico, Things We Never Planned, dal ritmo indemoniato e dal tratto spiccatamente sperimentale, Fidel Slow, obliqua traccia di lento e serpentino free jazz, The Gam Scorpions, superbo epilogo, una summa illuminata e coerente delle diverse istanze stilistiche presenti nel disco. Lavoro, invero, eccellente.
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