Gimme Danger – Story of The Stooges Jim Jarmusch
Cast: Iggy Pop, Ron Asheton, Scott Asheton, Dave Alexander, James Williamson, Steve Mackay, Mike Watt, Kathy Asheton, Danny Fields - Casa Di Distribuzione: Magnolia Pictures - Sceneggiatura: Jim Jarmusch - Montaggio: Affonso Gonçalves, Adam Kurnitz - Uscita in Italia: 21 febbraio 2017 - Durata: 108 min
Presentato a Cannes l’anno scorso, “Gimme Danger” è il rockumentario omaggio di Jim Jarmusch alla (parole sue) “più grande rock band mai esistita”, gli Stooges. In tutti i film del cineasta newyorkese la musica è stata fonte d’ispirazione; l’electro western di Neil Young per “Dead Man”, il jazz di John Lurie per “Stranger Than Paradise” o il rap di RZA per “Ghost Dog - Il codice del samurai” giusto per citare qualche esempio, fanno di Jim Jarmusch il regista più rock del pianeta.
Gimme Danger racconta la vita della band e le vicende di questi scapestrati di Ann Arbour nel Michigan con zero voglia di studiare e una grande passione per la musica rock. Lo stile narrativo del film è molto semplice e lineare: ruota attorno ad una lunga intervista a James Osterberg, in arte Iggy Pop, che, con la sua voce cavernosa, racconta la versione dei fatti. Dalle influenze delle star della tv per bambini come il cowboy Buffalo Bob o l'inquietante clown Clarabell del programma Howdy Doody all’esperienza alla batteria nella high school band The Iguanas, Iggy snocciola aneddoti della sua infanzia fino ad arrivare all’incontro con Ron e Scott Asheton e Dave Alexander che sancì la nascita degli Stooges. Ma a Jarmusch quello che interessa non sono tanto i racconti di gossip; quello che vuole è creare, attraverso le testimonianze dei protagonisti che man mano entrato tutti in scena, un affresco per ossequiare lo stile della band, in pratica renderli immortali. Gimme Danger ha un ritmo incalzante, con un montaggio serrato che inserisce nelle interviste immagini, filmati d’archivio ed esilaranti racconti animati creati da James Kerr e Scorpion Dagger. Un footage divertente, mai noioso che passa da momenti spassosi ad altri più cupi e drammatici soprattutto quando si affronta la scomparsa di Dave Alexander.
Il film si divide in capitoli che seguono cronologicamente gli spostamenti geografici della band che da Detroit passando per New York, Los Angeles e Londra snodano i momenti chiave della loro parabola artistica; da una città all’altra il film racconta lo sviluppo che portò alla nascita degli album in studio “The Stooges” e “Fun House” e che anticipò il periodo autodistruttivo dell’eroina e il conseguente licenziamento da parte dell’Elektra Records. E poi l’incontro con David Bowie, che produrrà “Raw Power” (1973), e che fu sì amato ma guardato anche con diffidenza, “colpevole” di far parte di quel music business che gli Stooges tanto detestavano. La difesa del controllo del loro sound ha fatto degli Stooges l’archetipo di tutte le band underground a venire, e la cosa viene ben evidenziata nell’ultima parte del film, che affronta anche la vicenda della reunion partita dal Coachella Festival nel 2003. Il film sottolinea anche il lato filosofico nichilista della band che rigettò il flower-power degli hippies e che professò un “comunismo" primitivo, messo in pratica dallo “squattare” una villetta a Detroit alla divisione dei guadagni ai concerti. Il lato debole di Gimme Danger forse è nell’accentuato atteggiamento da fan di Jim Jarmusch, subordinato troppo alla voce narrante di Iggy Pop (tutti e due nella foto a destra), con poco spazio agli altri protagonisti e scarsa visione corale della storia. Il film comunque è un’ottimo manifesto, consigliato anche a chi non è patito di musica.
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