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14 Dicembre 2013 ,

A Place To Bury Strangers + Bambara 25 Ottobre 2013, Milano, Lo-Fi


a place to bury strangersGli americani A Place To Bury Strangers sono degli affezionati frequentatori del nostro paese sin dai loro esordi ma, sfortunatamente, non avevamo mai avuto occasione di vederli dal vivo nonostante ne avessimo sempre sentito parlare piuttosto bene in termini di energia. L’occasione per rimediare ci si è presentata con la data milanese di un loro tour italiano, di ben quattro date, per la promozione dell’ultimo "Worship" mentre è in uscita un EP di tributo ai Dead Moon. Così ci presentiamo al Lo-Fi verso le 22.00 e dopo poco iniziano a suonare i Bambara, terzetto di Athens con all’attivo un LP “Dreamviolence” che è già una dichiarazione di cosa ci aspetta. Ed infatti, il terzetto esprime un set convincente all’insegna di sonorità potenti e distorte in stile primi Swans con la voce del cantante Reid Batehed ed il drumming forsennato del batterista a spiccare sul magma sonoro generale. Una performance convincente e che ci ha fatto venire voglia di scoprirne di più su di loro. Alle 23.45 circa è il turno del terzetto Newyorkese: il locale si è abbastanza riempito mentre i nostri stanno finendo i preparativi sul palco per poi iniziare con la nota cornice di fumo che avvolge tutto il palco con I know I’ll see you. La band di Olivier Ackermann appare subito in forma e ci devasta le orecchie a colpi di feed-back e reverberi secondi solo agli Swans (e ben oltre i My Blody Valentine).

 

a place to bury strangers Dion Lunadon al basso salta come un forsennato e scende anche a suonare tra il pubblico mentre la batteria di Jay Space pesta come un dannato sulle pelli a rendere martellante e dal vago sapore industrial il muro sonoro eretto dalla chitarra di Ackermann. Le sonorità hanno connotazioni tra il noise e lo shoegaze più incattivito e anche se la voce di Oliver non viene certo resa al meglio rispetto al disco dove risalta sicuramente di più, ma l’impressione è che live gli APTBS premano volutamente il pedale rumoristico rispetto a quello della melodia che emerge nei lavori in studio. Il set fila via dritto tirato senza soste per un’ora con la finale I lived my life to stand in the shadow of your heart da urlo con Ackermann che prende una lampada di quelle per la sicurezza e ci passa sopra la chitarra ottenendo così sia un effetto sonoro ma anche visivo di sicuro impatto, tanto che la luce intermittente, mescolata al fumo sul palco (che non ha praticamente mai abbandonato lo show) crea un effetto ipnotico di sicuro potenzialmente dannoso a chi soffre di epilessia. Al termine, gli americani abbandonano il palco senza che noi li si riesca neppure a vedere e l’impressione è che sia stato davvero un ottimo live, tanto da averci fatto rimpiangere di non averli mai visti prima ma, vista la loro assidua presenza in Italia: contiamo di rimetterci in pari al più presto mentre a chi non ha mai avuto occasione di vederli, suggeriamo di rimediare quanto prima.

 

Ubaldo Tarantino
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