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24 Ottobre 2020

Matt Berninger Serpentine Prison

2020 - Concord Records
[Uscita: 16/10/2020]

Il 2020 è stato un anno anomalo e pieno di situazioni insolite che tuttavia, sotto molti aspetti, ben si prestano a rotture di schemi consolidati: guardandola da questo punto di vista, un simile momento di pause forzate – per l'umanità e gli artisti in generale – è l'occasione migliore per rompere schemi consolidati ed intraprendere vie alternative. Come tutti noi, Matt Berninger certamente non avrebbe mai immaginato che il suo esordio solista sarebbe stato pubblicato nell'anno del lockdown e della grande paura legata al CoVid-19, ma le circostanze non sembrano aver intaccato l'ispirazione della voce dei National che, anzi, ha completamente ribaltato l'iniziale idea di un disco di cover. Persuaso dal produttore Booker T. Jones e coadiuvato da molti dei compagni d'avventura – El Vy inclusi – Berninger ci offre dunque una decina di pezzi inediti, in cui il consueto mood riflessivo, letterario ed amabilmente sornione si esprime con sfumature diverse da quelle a cui ci ha abituato con il suo progetto principale. Il sound dei The National diventa un'eco di fondo, sul quale Matt costruisce brani che richiamano il sound di alcuni dei più grandi cantautori dai Seventies ad oggi: in “Serpentine Prison” troviamo tanto le atmosfere del Neil Young più malinconico e introspettivo - assai marcata in Loved So Little e Collar Of Your Shirt -, il Nick Cave più illuminato in Silver Springs (molti citano a proposito “The Boatman's Call”, ma qui intravediamo piuttosto le orchestrazioni e i barlumi di serenità di “No More Shall We Part”) e un tocco di quella malinconia disperata ma paradossalmente sorridente nella sua caustica ironia, che solo Elliott Smith e forse il miglior Jeff Tweedy sapeva cantare, nelle toccanti Oh Dearie e Distant Axis. In quello che finora potrebbe sembrare descritto come un album derivativo, Matt Berninger ci mette tutto sé stesso e la propria classe per dar vita ad un'opera personale e profonda. Al di là del gusto personale e del modo in cui si possa venir toccati dalla musica, dai testi o dall'interpretazione di ciascun brano, è difficile trovare punti deboli in un lavoro solido e ispirato come “Serpentine Prison”. Ben coadiuvato da uno staff di musicisti e amici di vecchia data, il cantante trova una nuova, comoda dimensione in cui cantarci i suoi versi su sentimenti, separazioni e solitudine, temi particolarmente toccanti in un periodo in cui tutti ci siamo bene o male trovati in una situazione contorta dalla difficile via d'uscita: Berninger ha raccontato che il titolo della canzone – e in seguito dell'album - deriva dalla forma di un grosso tubo di scarico fognario in quel di Los Angeles, che dopo un tortuoso percorso scarica i rifiuti nell'Oceano Pacifico; pur non dicendolo apertamente, è difficile non convenire sull'appropriatezza della metafora per i tempi che corrono. Nonostante il tono caustico, queste dieci canzoni non difettano mai di una luce di fondo che motivi l'ascoltatore ad andare avanti: proprio per questo, “Serpentine Prison” è un'opera assai importante e a modo suo a suo motivante in questo 2020, con Matt Berninger che con la sua inconfondibile voce profonda e la sua scrittura ci fa intravedere la bellezza nonostante tutto, adottando una nuova prospettiva personale che non fa affatto rimpiangere la sua amatissima band.

Voto: 7.5/10
Fabio Rezzola

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