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18 Gennaio 2021

Joe Bonamassa Royal Tea

2020 - J&R Adventures
[Uscita: 23/10/2020]

L’ennesimo album, il quattordicesimo in studio da una ventina d’anni a questa parte, dell’ex enfant prodige del blues elettrico americano Joe Bonamassa, scriito insieme a Bernie Marsden, ( ex chitarrista degli Whitesnake), è stato registrato presso i prestigiosissimi studi di Abbey Road in Londra. “Royal Tea”, anche nella grafica ricalca modelli di pura ascendenza britannica. Prodigioso talento chitarristico già da giovanissimo, il musicista di Utica, raggiunto un ragguardevole livello di notorietà, meritata, presso critica e pubblico di aficionados, si può permettere anche di dare alle stampe un disco non perfettamente riuscito. Già dall’apertura, infatti, When One Door Opens, i toni sono eccessivamente barocchi, appesantiti dall’uso di archi che stridono alquanto con la struttura blues del brano. Nell’ultimo tratto della sua carriera, non di rado, Joe si compiace un po’ troppo del suo enorme talento, tendendo a strafare. Per fortuna, il tocco chitarristico è sempre quello del fuoriclasse, e il blues torna a erompere cristallino anche oltre gli sdilinquenti arrangiamenti, con tanto di backing vocals al saccarosio, in Royal Tea. Il piacere della ballata in chiave di blues crepuscolare e melanconico si profila superbamente in Why Does It Take So Long To Say Goodbye, con la chitarra di Bonamassa che maramaldeggia alla grande su note di pura immersione nell’ocra di un tramonto immaginario. Scudisciate di rock-blues segnano il tessuto sonoro di Lookout Man!, in cui però la potenza dei riff non riesce a far decollare la traccia, troppo imbevuta di back voices dolciastre sullo sfondo, mentre splendida, invero, è High Class Girl, sontuosa linea blues con tanto di piano elettrico a far da pendant alla chitarra come sempre ispirata di Joe. Di buon livello appare anche A Conversation With Alice, sebbene sempre al di sotto degli standard usualmente altissimi dell’opus di Bonamassa, con la chitarra che si staglia classicamente al di sopra del non eccelso impianto del brano. Un incipit alla Stevie Ray Vaughan caratterizza I Didn’t Think She Would Do It, una robusta tirata rock-blues con ‘a solo’ di chitarra notevolissimi, mentre atmosfere languide e suadenti avvolgono la linea melodica di Beyond The Silence, con l’uso della chitarra arpeggiata che crea ragguardevoli e struggenti momenti poetici. Il r&b un po’ sguaiato di Lonely Boy e l’incerta linea compositiva di Savannah, sospesa tra blue grass e country, chiudono un album che solo la grande stima che riponiamo nell’immenso talento di Joe Bonamassa ci fa giudicare non inferiore alla sufficienza. Ad meliora.

Voto: 6/10
Rocco Sapuppo

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