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29 Febbraio 2020 ,

Greg Dulli Random Desire

2020 - BMG Rights Management
[Uscita: 21/02/2020]

L’arte di scrivere canzoni è una sapienza che non tutti possiedono veramente. C’è chi, come Greg Dulli, si è arroccato in un mondo di classicismo rock, fatto di una scrittura lineare, a suo modo reazionaria, ma pulsante di verità, al punto da toccare sempre nel profondo. La musica di Dulli, che è poi quella degli Afghan Whigs, dei Twilight Singers e dei Gutter Twins, è un veicolo atemporale che procede per la sua strada, evitando grandi fughe trasversali e confermando la propria cifra stilistica in un sound di diretta derivazione nineties. La vita che riempie le canzoni di Dulli non è materiale di seconda mano, piuttosto lo sguardo diretto di chi è caduto rovinosamente e ha saputo rialzarsi da solo. La prospettiva del mondo di Dulli è racchiusa nello sguardo del bambino-adulto ritratto nella foto di “Gentlemen”, così come il buco nero della sua esistenza è rappresentato dal fumo della sigaretta esausta di “Black Love”. Quasi sempre le canzoni diventano per chi le scrive catarsi dal male oscuro dei fallimenti, geografia dei naufragi e di tutti gli approdi di fortuna, così come resoconto dei silenzi cupi e delle urla agghiaccianti dei propri demoni interiori. Tre anni dopo l’ottima prova di “In Spades” degli Afghan Whigs, Dulli pubblica “Random Desire”, secondo album solista dalla fattura pregevole che racchiude la sintesi della sua scrittura e di tutti gli elementi riconoscibili che costituiscono la cifra di un artista che conferma tutta la propria coerenza. Mai come nell’incertezza del nostro presente ciò che può sembrare un limite si rivela in realtà come un punto di forza: la rassicurazione di trovare tutto al proprio posto anche nei momenti in cui ogni cosa è scompaginata. Ed ecco allora giungere queste nuove dieci canzoni, per un totale di poco più di trentasei minuti di dolce decadentismo, di malinconia avvolgente di riparo confortevole in cui c’è tutto il necessario per affrontare tempi cupi e disanimati. Nella magnificenza di Sempre, nelle rarefazioni alla Lanegan di Marry Me o nel commovente climax di It Falls Apart si riconosce tutto lo spleen di “Black Love”. Toccante poi la rabbia di The Tide e la struggente Scorpio, senza dubbio una delle più belle ballate che Dulli abbia mai scritto, così come le suggestioni dell’elettronica minimal di Lockless con il suo inaspettato mood mariachi sullo sfondo, oppure le ombre sull’anima di Black Moon, il sapore della sabbia in bocca di A Ghost o il torpore di Slow Pan, entrambe con il piano a dettare la linea armonica. In una delle sue apparizioni televisive Manuel Agnelli si è presentato indossando una maglietta con la scritta “Who the fuck is Greg Dulli?”. Al netto della ironia, a quella domanda bisognerebbe rispondere dicendo: uno che sa scrivere canzoni.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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