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28 Aprile 2021

Roy Montgomery Island Of Lost Souls

2021 - Grapefruit Records
[Uscita: 05/02/2021]

Roy Montgomery è, insieme a Dean Roberts, il maggior chitarrista tra rock e sperimentazione che provenga dalla Nuova Zelanda. Attivo fin dal 1971, quando formò il suo primo gruppo a soli 12 anni, ha dato il meglio di sé a partire dagli anni '90, dapprima con gruppi di culto come Dadamah, Dissolve, Hash Jar Tempo, al confine tra New Wave e psichedelia, che vi invitiamo a riscoprire, poi da solista, con una quindicina di album tra cui “Goodbye” (1995) in collaborazione coi bristoliani Flying Saucer Attack. Questo nuovo disco, “Island Of Lost Souls”, sarà il primo di una serie di quattro con cui Roy Montgomery festeggerà i quarant'anni dall'uscita del suo primo 45 giri, pubblicato a nome Pin Group, che fu anche il primo ad essere pubblicato dalla storica etichetta Flying Nun, la casa madre di molti grandi gruppi neozelandesi come The Chills, The Stems, Verlaines, la cosiddetta scena di Dunedin. Presenta quattro lunghe tracce, dedicate ognuna a un artista morto in anni più o meno recenti, che per Montgomery è stato fonte di ispirazione, lo scrittore e attore Sam Shepard e i musicisti Adrian Borland (Sound), Peter Principle (Tuxedomoon) e Florian Fricke (Popol Vuh). I quattro brani, lungi dall'essere copie carbone (nel caso di Shepard poi sarebbe impossibile), omaggiano lo stile o almeno le atmosfere suggerite da coloro che li hanno ispirati; il disco è totalmente strumentale, Roy rinuncia a usare sia la propria voce che, come aveva fatto nel precedente “Suffuse” (2018) a utilizzare cantanti ospiti. Cowboy Mouth (For Sam Shepard) è un brano sognante, fatto di arpeggi sospesi e lunghe note create con l'e-bow, che ci fanno immediatamente pensare a quell'America deserta che Shepard ha spesso narrato, sia in libri come “Motel Chronicles” che nelle sceneggiature scritte per Wim Wenders. La malinconica Soundcheck (For Adrian Borland), ci riporta agli anni '80, alle meraviglie sonore di gruppi come Durutti Column o della prima 4AD, coi ripetuti arpeggi della chitarra addolcita dai molti effetti. Più oscura Unhalfmuted (For Peter Principle), che crea atmosfere minacciose, la paura dell'apocalisse che segnava quel periodo storico è perfettamente rievocata. La maestosa The Electric Children Of Hildegard Von Bingen (For Florian Fricke) è costruita su un'incalzante progressione di accordi, che crea un movimento ascendente; anche in questo caso sono inevitabili le suggestioni cinematografiche, la potenza del brano ricorda inevitabilmente quella dei magnifici film di Werner Herzog con cui Fricke collaborò spesso. Disco bellissimo ma non per tutti i gusti.

Voto: 8/10
Alfredo Sgarlato

Audio

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