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27 Settembre 2020 ,

Merzbow, Mats Gustafsson, Balás Pándi Cuts Open

2020 - RareNoise Records
[Uscita: 25/09/2020]

La musica di Merzbow non si ascolta, piuttosto la si affronta come se si trattasse di un duello con se stessi, consumato su un terreno obliquo. Nella mente di Masami Akita il Tempo è l’elemento che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di una meta-logica sonora da spingere sino al limite della perdita del controllo, orientata al pensiero di quell’impossibile in cui avviene la dissoluzione di ogni forma. Il nuovo “Cuts Open” è il prodotto di una performance spontanea registrata allo Studio GOK di Tokio alla fine di un breve tour in Giappone e vede insieme a Merzbow la partecipazione del sassofonista svedese Mats Gustafsson e del batterista ungherese Balazs Pandi. L’album è costituito da quattro lunghi brani il cui ermetismo dei titoli deriva da alcuni romanzi della scrittrice svedese Karin Smirnoff, a riprova di come ci si trovi sempre di fronte ad un prodotto totalizzante per la mente, oltreché a livello sensoriale. “Cuts Open” da un lato parla di lacerazioni, di anime spoglie messe ad essiccare sotto il calore di un sole malato che illumina un’era disumanizzante, dall’altro contiene un nucleo di latente religiosità che permea tutto il cammino dell’ascolto. L’elemento innovativo è dato dall’uso di una elettronica harsh noise che spalanca abissi di inquietudine metafisica con una dose di più contenuta violenza sonica; anche i moduli ritmici di Balazs Pandi diventano sottilissimi capillari che veicolano sangue ai tessuti, cicatrizzando i lembi di ferite immaginarie su un corpo martoriato. Il nucleo fondante della musica di “Cuts Open” è proprio una inedita e più articolata dimensione percussiva attorno alla quale si costruisce l’impianto visionario di Masami Akita e Mats Gustafsson, in un gioco di continuo scambio di respiri ed elettricità dissonante. Rispetto ai lavori precedenti, qui è più evidente una tensione spirituale rappresentata da una tempesta sorda pronta ad esplodere in furia cieca, contrapposta alla sfera razionale che fa da contrappeso ad un equilibrio compromesso. Nell’opener I Went Down To Brother si percepisce una profondità ieratica disvelata nei ritmi di un rituale sacrificale in cui si entra in contatto con divinità ctonie provenienti dal passato ancestrale del nostro inconscio. And We Went Home è il transito verso un’altra sfera, il momento successivo alla distruzione, simile ad una latente curva sinusoidale disturbata da una squassante forza tellurica. We Went Up With Mother ha una morfologia microritmica pluridirezionale giocata sull’uso dei piatti, in un fluire di tintinnii metallici che disorienta. La chiusura è affidata a He Locked The Door che assume la struttura classica del trio con il drumming free form di Pandi e le sfuriate lancinanti di Merzbow e Gustafsson da cui scaturisce un magnetismo oscuro che decompone la materia. “Cuts Open” è la sonorizzazione di una confluenza, quella di un passato atavico e di un futuro disumano che trovano la sintesi in un presente che ricerca il senso dell’esistenza in un dio di cui ancora stiamo cercando il nome.

Voto: 7/10
Giuseppe Rapisarda

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