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6 Maggio 2020

Albert Cummings Believe

2020 - Mascot Label Group / Provogue
[Uscita: 14/02/2020]

Un genere musicale che già da un bel po’ di tempo non riscuote soverchia attenzione da parte di critica e pubblico e mercati discografici vari, è proprio il blues. Trascorsi i fasti della scena di Chicago degli anni ‘50, sfumate nell’indistinto di epoche dalla sottocultura onnivora e superficiale i fumi multicolori del British blues e i ritmi ammalianti delle chitarre di gente come Stevie Ray Vaughan, Johnny Winter, dall’altra parte dell’oceano, non rimane che qualche vecchio leone (John Mayall, su tutti) o qualche isolato ‘loser’ a tenere alto lo stendardo di uno dei più entusiasmanti generi mai concepiti. Della schiera dei sublimi perdenti fa certamente parte il prode Albert Cummings da Williamstown, Massachusets, Stati Uniti d’America. Alla sua settima prova solistica sulla lunga distanza, con questo “Believe”, il chitarrista americano rinverdisce i fasti di Stevie Ray Vaughan e dei suoi Double Trouble, coi quali ebbe pure a suonare dopo la dipartita del geniale texano, inserendo nel tessuto del disco talune varianti allo stile classico che l’ha sempre contraddistinto. Già la cover di un vecchio brano di Sam & Dave, Hold On, posta in apertura dell’opera, dà il senso della ricerca di contaminazioni col soul e il rhythm ‘n’ blues da parte del nostro. Altra superba cover, posta al numero tre della track-list in parola, è Red Rooster del totem del blues di ogni tempo Willie Dixon, brano sviluppato con una qual certa maestria da Albert: chitarra in grande spolvero, con efficaci intarsi di slide all’interno di una solida struttura ritmica. Spigolando qua e là, ci imbattiamo, poi, in tracce alquanto intriganti, quali ad esempio: Do What Mama Says, dall’impianto leggero e scanzonato, con punteggiature soul tra le linee; Queen Of Mean, nella quale la sezione dei fiati recita un ruolo di primo piano, sovrapponendosi con puntualità eccellente alla voce rauca di Albert; la ballata meditativa e romantica di Crazy Love, con note di piano in lenta dissolvenza e cori in sottofondo; la cavalcata sonora di Get Out Of Here, in puro stile ‘texano’, persino nella voce lo spettro di Stevie Ray fa capolino da dietro filari di cactus; My Babe, introdotta da larghe note di Hammond, prima che il classico blues-style si riprenda la scena; il lento e intenso giro di chitarra di Cummings connota la trama ben elaborata di Going My Way, mentre il ‘solo’ chitarristico posto all’inizio di Call Me Crazy vale l’intero album, prima che il sipario si chiuda in bellezza, con la scintillante cadenza di Me And My Guitar. Lunga vita al blues, forse l’abbiamo già detto, ma non importa: mai come adesso “repetita iuvant”.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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