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15 Luglio 2021 ,

Tim Buckley Bear’s Sonic Journals: Tim Buckley Live At The Carousel Ballroom, San Francisco, California, June 15-16, 1968

2021 - Owlsey Stanley Foundation
[Uscita: 04/06/2021]

L’eredità musicale di Tim Buckley sta assumendo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, proporzioni gigantesche, parliamo di un vero tesoro nascosto, un Santo Graal che il grande musicista californiano ci ha lasciato in dono senza però aver ricevuto in vita la stima e le attenzioni che meritava. Ci azzardiamo a dire che se non fosse esistito Bob Dylan, Tim sarebbe il più grande artista di sempre, visto che nella sua pur breve carriera è riuscito a esplorare quasi tutti i generi musicali, dal semplice folksinger degli esordi da ventenne allo sperimentatore spaziale di "Lorca" e "Starsailor", per finire col funky dell’ultimo capitolo, quel "Look At The Fool" che all’atto pratico è l’unico inciampo d’una discografia praticamente immacolata. Non bastassero le sue favolose registrazioni in studio, se qualcuno nutriva dubbi sulla susseguente resa live, i numerosi album postumi usciti dal 1990 ai giorni nostri sono lì a testimoniare la grandezza del personaggio. Gran merito di tutto ciò è dovuto agli impeccabili musicisti di cui si è sempre circondato, ma in primis per la sua straordinaria estensione vocale che gli permetteva note e estensioni impossibili per la maggior parte dei cantanti della sua epoca. E fa davvero male pensare che per molti anni tutti i suoi suoi fedeli ascoltatori, magari quei (pochi) che compravano i dischi in vinile quando lui era in vita, non abbiano mai visto pubblicato un solo live album, cosa davvero incredibile considerato che on stage era certamente il migliore di tutti. Non staremo qui a fare l’elenco dei numerosi album usciti nell’ultimo decennio che testimoniano la sua attitudine live, vi basti sapere che potete comprarli a scatola chiusa, certi che qualsiasi oggetto che porta scritto Tim Buckley sarà di qualità assoluta. Al ricco corollario di perle si aggiunge quindi questo "Bear's Sonic Journals: Tim Buckley Live At The Carousel Ballroom", registrato a  San Francisco, California, che testimonia due serate di grazia del nostro del 15 e 16 Giugno 1968, inizialmente prese da un nastro del noto soundman dei Grateful Dead Owsley Stanley detto “The Bear”, poi trasferite in digitale da Jeffrey Norman e pubblicato dalla benemerita Owlsey Stanley Foundation. Il periodo di riferimento di questo live come detto sopra è il 1968, ovvero a cavallo fra la registrazione di "Gooodbye & Hello" (1967) e i due dischi del 1969, "Happy Sad" e "Blue Afternoon", usciti a breve distanza l’uno dall’altro. La formazione   presente in questo live è proprio quella di quest’ultimi due album visto che presenta John Miller al basso, David Friedman al vibrafono e Carter C.C.Collins alle percussioni. Manca    sorprendentemente  Lee Underwood, da sempre al fianco di Tim Buckley ma le note del booklet non lo vedono accreditato. Il bravissimo bassista John Miller si unì alla truppa Buckley dopo che questo lo aveva visto in azione varie volte oltre ad averlo notato fra il pubblico presente ai suoi show. Del resto è un musicista che vanta crediti con Ianis Ian, Leonard Cohen, Al Kooper  e Todd Rundgren, non certo gli ultimi arrivati. Originariamente l’intera registrazione aveva la durata di 87 minuti ma visto che quelli della Owlsey Stanley Foundation non erano a quanto pare propensi a spalmare il tutto su 2 cd ne è venuto fuori un singolo disco che però sfiora gli ottanta minuti totali. In pratica sono rimaste fuori due tracce della serata del 15 Giugno, Happy Time e Hi-Lili, Hi Lo, che però sono state saggiamente incluse nella download card inclusa nel libretto. Risultando quindi scaricabili dal sito www.timbuckley.net. anche se volendo ascoltarle sono presenti al link Spotify indicato a fondo articolo, sempre che preferiate la musica liquida. Il periodo di riferimento di questo live è il 1968, ovvero a cavallo fra la registrazione di "Gooodbye & Hello" (1967) e i due dischi del 1969, "Happy Sad" e "Blue Afternoon", usciti a breve distanza l’uno dall’altro. Precede cronologicamente il favoloso "Dream Letter", che catturava una notte a Londra dell’Ottobre 1968, solo sei mesi dopo queste serate al Carousel ma con differente formazione, con il fido Lee Underwood ma pure il grande Danny Thompson dei Pentangle al basso. La track-list ignora completamente i primi due dischi, quasi a chiudere un capitolo discografico e si concentra largamente su "Happy Sad", viene eseguita Sing A Song For You e l’intera prima facciata del vinile originale con il terzetto formato da Strange Feelin’, Buzzin’ Fly e Love From A Room 109 At The Islander (On Pacific Coast Highway), con quest’ultima appena accennata, visto che dura solo due minuti in luogo degli originali dieci, mentre di "Blue Afternoon" troviamo soltanto Happy Time. Ma visto che il Tim Buckley era soprattutto uno sperimentatore e innovatore, gran parte della tracce qui presenti sono tutte cose che non si trovano sugli album ufficiali in studio. Fra le cover spicca Green, Green Rocky Road scritta Len Chandler e Robert Kaufman, già interpretata da Dave Van Rock, e gli intensi undici minuti di Merry-Go-Round di Fred Neil, uno degli artisti preferiti dal californiano visto che poi rileggerà alla grande la sua Dolphins. Sono presenti due inediti assoluti, la breve The Lonely Life  e Blues, Love, che sono al livello delle migliori cose di studio, in particolare la seconda che si estende per oltre dieci minuti, con il contrabasso di Miller e le percussioni di Collins, impegnato in un breve assolo, a condurre e le danze. E’ proprio nelle tracce ad ampio respiro che il Tim Buckley del 1968 dava il meglio di sé, quando poteva liberare in cielo la sua voce incredibile, prova di questo sono I Don’t Need It To Rain e Wayfaring Stranger che sembrano non finire mai. Unico appunto alla fine è Buzzin’ Fly, traccia d’apertura del cd che si ascolta leggermente iniziata ma che i tipi della Owsley non hanno saggiamente voluto  escludere dalla track-list del disco. Non c’era certo bisogno di questo "Bear's Sonic Journals" per avere la conferma della statura live del personaggio e non ci stancheremo mai di ascoltare ed acquistare questi preziosi reperti  che l’era digitale ci sta regalando. L’oggetto fisico ha per il momento un prezzo abbastanza alto, specie se rapportato agli altri prodotti di Tim Buckley usciti in precedenza, però la confezione è alquanto elegante e il booklet di 28 pagine è piuttosto dettagliato e ricco di preziose informazioni. Infine, non vediamo un solo motivo perché dovreste privarvi di un'altra ricca e imperdibile testimonianza di uno dei più grandi artisti che la Musica Rock ci ha regalato.

Voto: 9/10
Ricardo Martillos

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