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16 Settembre 2013 ,

Placebo LOUD LIKE LOVE

2013 - Universal
[Uscita: 16/09/2013]

PLACEBO_LOUD-LIKE-LOVEParlare del nuovo disco dei Placebo oggi può corrispondere a parlare di dinosauri mainstream  quali i Coldplay o U2 ormai consolidati al successo a prescindere ma privi, all’apparenza,  di vera innovazione. E così tornano Brian Molko e soci con il loro settimo album in studio dopo l’altalenante “Battle for the sun” del 2009 e per comprendere quanto la band punti su quest’album è sufficiente osservare che uscirà in ben cinque versioni ed in occasione del lancio è stato organizzato un vero e proprio show televisivo su internet. Certo, sin dalle prime note della title track d’apertura si capisce che questo è un disco dei Placebo. Non è cambiato di una virgola  o quasi infatti, il suono distintivo della band con quel rock tutto riffs di chitarra distorta e la voce malata di quell’ elfo malefico di Molko. Le cartucce migliori vengono sparate subito e così, dopo LLL, troviamo Scene of the crime sostenuta  da un hand-clapping che si stampa in testa e sicuramente risalterà nella versione live, la già nota e primo singolo estratto,  Too many friends, critica di Molko ai social media, entrambe esempi dello standard Placebo di alternanza di linee melodiche ed inserti rock all’interno dello stesso brano. Arriviamo in un attimo a Hold  on to me, probabilmente l’episodio migliore del disco con la sua vena  introspettivo/depressiva tipica delle ballad della band inglese. Rob the bank  è un attacco rock al sistema bancario internazionale ed allo status industriale odierno.

 

Fanno capolino anche alcuni timidi tentativi di virare leggermente il sound che ha allentato la presa elettronica degli ultimi lavori per una lieve retromarcia ai suoni pre-2006 e così troviamo il drumming digital-indiustriale di Exit wounds  e le cupe linee di basso di Purify mentre arriviamo alla trascurabile Begin the end e terminiamo i cinquanta minuti circa con la bellissima ballad di Bosco. Stranamente, nessuno dei brani dell’EP “B3” uscito lo scorso anno è entrato a far parte del disco nonostante almeno un paio di essi non avrebbero sfigurato al suo interno. Di sicuro, rispetto al lavoro precedente c’è una maggior cura nella produzione con una maggior ampiezza di soluzioni ed  una vena compositiva che si arricchisce di inserti elettronici ed arrangiamenti d'archi come in Hold on to me e Bosco. Per i fans della band questo è esattamente il disco che ci si sarebbe potutiplacebo-nuovo-album-loud-like-love aspettare, niente di più e sicuramente di una intensità minore mancando un po’ le profonde liriche che caratterizzavano i lavori precedenti e che ora  lasciano spazio a testi più improntati alla positività. Di sicuro, va dato atto ai Placebo di aver intrapreso la strada dei Cure piuttosto che quella di Coldplay, U2 e Muse. Infatti  i nostri hanno “brevettato” un suono di fabbrica e su quello ci innestano delle divagazioni di vario genere  proprio come la band di Robert Smith, piuttosto che fare compromessi di stampo commerciale come è accaduto ai gruppi di cui sopra (soprattutto Muse e Coldplay). Molko e i suoi proseguono  il percorso di uscita dal tunnel oscuro e fumoso che ha prodotto “Placebo”,  “Without you I’m nothing” e “Black Market Music” e che ha iniziato a vedere la luce con “Battle for the sun” e anche la grafica del nuovo disco, una esplosione di colori, sembra testimoniare questa tendenza portando in dote un buon disco di alternative rock: certo, i tempi di Pure Morning sembrano lontani e come mi capitò di sentir dire a Molko, in un loro concerto milanese di parecchi anni fa, rivolto al pubblico che gli richiedeva canzoni dai loro primi due dischi, “Sorry, no more Nancy Boy”.

 

Voto: 6.5/10
Ubaldo Tarantino

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