Mother Island Motel Rooms
Profuma di mare, sabbia e asfalto “Motel Rooms”, terza opera dei vicentini Mother Island. Il quintetto formato dalla cantante Anita Formilan, i chitarristi Nicolò De Franceschi e Nicola Tamiozzo alle chitarre e, non ultima, la sessione ritmica affidata al basso di Giacomo Totti e alla batteria di Nicola Bottene, a quattro anni da “Wet Moon” conferma il proprio talento con dieci canzoni dal sapore psichedelico, caratterizzate nel contempo da una freschezza e da una carica rock assai notevoli. Per l'intera durata del disco, i Mother Island ci accompagnano in un esaltante e surreale viaggio lungo la Pacific Coast più suggestiva e cinematografica, fra la California statunitense e quella messicana. Ogni canzone, in questo bizzarro viaggio sonoro, suona come la sosta in uno scalcinato motel durante questo viaggio 'on the road' assolutamente fuori dal tempo, dove le sonorità di fine sixties – Byrds su tutti - si uniscono a suggestioni tex-mex e lo-fi più contemporanee. “Motel Rooms” sintetizza perfettamente quelle atmosfere cinematografiche fatte di pellicola e colori saturi che caratterizzano alcuni film cult ambientati in quella West Coast tanto sognata: c'è l'immaginario dei viaggi lungo le highway americane dei film di Tarantino, il Messico pericoloso e affascinante dei film di Rodriguez e il senso di fascino e spaesamento di un gruppo di europei lanciati in un'improbabile avventura alla ricerca di un sogno, che ci fa ripensare con un sorriso alle bizzarre avventure dei Leningrad Cowboys di Kaurismaki. La voce di Anita, suadente e ruvida allo stesso tempo, offre la miglior narrazione possibile di questo viaggio, perfettamente accompagnata dalle chitarre taglienti e allucinogene e da una sessione ritmica pulsante e sincopata. I Mother Island mostrano in tutte le dieci canzoni ispirazione, tecnica e capacità di far divertire l'ascoltatore nei momenti più squisitamente rock con il taglio catchy di pezzi dal sapore cult come Till The Morning Comes e Demons, brani che aprono i due lati del vinile e che avrebbero avuto il loro perché nella OST di “From Dusk Till Dawn”. La band vicentina si rivela a suo agio anche nella composizione di brani più incentrati sull'atmosfera, come ben dimostra il mood decadente e lisergico di We All Seem To Fall To Pieces Alone e Song For A Healer, e come non parlare della frenesia da viaggio trasmessa dalla velocità di And We're Shining o Santa Cruz. In poco meno di 40', i Mother Island offrono un piccolo gioiellino Made in Italy in cui è difficile trovare difetti – la produzione e il sound ruvido sono assolutamente funzionali al mood del disco – che ci porta in orizzonti lontani lasciandosi apprezzare per la sua freschezza ed ispirazione, evitando abilmente i cliché e déjà-vu del genere. Il sogno della California in “Motel Rooms” è più vivo che mai.
Video →
Commenti →