Hans Ruedi Giger Visioni biomeccaniche
“Entri in una stanza che sembra un mondo, senza luce né calore. Ad ogni passo in avanti si staglia un bagliore e cominci a distinguere le forme di un’architettura inquietante e magnifica, fatta di ossa d’acciaio e lamiere. Al centro della struttura si distingue vividamente un pene totemico, composto da feti marcescenti che ribaltano il memento mori e ti ricordano che, a volte, la morte può venire prima della vita. A comporre una macabra simmetria, sui lati della stanza, si stagliano delle figure aliene e glaciali che siedono su delle balaustre ad un passo dal vuoto: sono i biomeccanici, ibridi a metà tra l’uomo e l’automa. Ogni singolo respiro in questo mondo è carico di ansia, eppure è così difficile distogliere lo sguardo da questi personaggi…”
Probabilmente queste sono le sensazioni che ogni estimatore di Hans Ruedi Giger ha provato di fronte ai suoi lavori più famosi, ossia grandi tavole (solitamente di 240x280 cm) dipinte ad acrilico e china che, pur essendo considerati i suoi capolavori dallo stesso artista, rappresentano soltanto un’esigua parte della sua produzione. L’arte di Giger, che si muove tra surrealismo e realismo fantastico, ha trovato espressione negli ambiti più svariati, a partire dal disegno (come nel caso della serie “Un pasto per lo psichiatra”) e passando per la pittura ad olio (abbandonata dall’artista a causa della lentezza dei tempi che questa tecnica richiede), la scultura, il design d’interni e il cinema. A prescindere dalle modalità attraverso le quali l’ispirazione dell’artista svizzero trovi forma, esistono alcuni leitmotiv nelle sue opere, derivati da particolari esperienze personali. La passione per il macabro va ricondotta ad un episodio che avvenne durante l’infanzia dell’artista, quando suo padre, farmacista, ricevette da una casa farmaceutica un teschio umano che scatenò un irresistibile fascino nel bambino.
Questa inusuale propensione per il tetro o il bizzarro si trasforma con gli anni nella passione per il disegno, attività che fu sempre incoraggiata dalla madre. Nonostante il parere contrario del padre, Giger decide di frequentare la scuola di design industriale di Zurigo che sarà fondamentale per lo sviluppo della tecnica e della precisione dei dettagli meccanici tipici del suo stile. Un altro fil rouge che lega i temi dei suoi lavori è l’ossessione per il sesso. Durante il liceo, Giger era solito masturbarsi durante le lezioni per lenire il suo continuo stato di eccitazione e, quando a 21 anni andò per la prima volta a letto con una donna, i suoi interessi si rivolsero quasi completamente al sesso. L’arte stessa diviene il mezzo incanalatore di queste pulsioni, che si traducono in rapporti orali tra donne e automi, doppie penetrazioni di vagine senza corpo, masturbazioni di esseri alieni. Dal punto di vista tecnico, la maggior parte dei lavori firmati da Giger vengono realizzati ad acrilico o con l’aerografo, mentre la produzione “minore” è quasi interamente composta da disegni a china su carta. La scelta dell’artista è chiara: l’unico modo per poter dare espressione a tutte le sue idee ed ispirazioni è servirsi si tecniche e strumenti che abbiano rapidi tempi d’esecuzione ma allo stesso tempo non pregiudichino una resa finale minuziosa e realistica. Il 1977 è per Giger un anno fondamentale.
La sua fama, ormai consolidata grazie alle numerose mostre personali e alle prime pubblicazioni illustrate dei suoi lavori, attira l’attenzione dello sceneggiatore Dan O’Bannon, che gli commissiona la realizzazione del mostro per il film dell’orrore fantascientifico Alien. Porterà a termine l’impresa insieme a Carlo Rambaldi. La pubblicazione del Giger’s Necromicon convince Ridley Scott e la 20th Century Fox a finanziare la realizzazione del progetto, che porterà allo stesso Giger il conferimento dell’Oscar per i migliori effetti speciali. A partire dalla prima metà degli anni ’70, all’artista viene richiesta la produzione di numerose copertine di album da parte di artisti rock e heavy metal. Celebri sono le numerose copertine da lui realizzate, tra cui quelle per Emerson, Lake & Palmer ("Brain Salad Surgery"), Debbie Harry ("Koo Koo"), Celtic Frost ("To Mega Therion"), Danzig ("Danzig III: How the Gods Kill"), Steve Stevens ("Atomic Playboys"), Sacrosanct ("Recesses for the Depraved"), Triptykon ("Melana Chasmata", "Eparistera Daimones"), Atrocity ("Hallucinations"), Dead Kennedy ("Frankenchrist"), Carcass ("Heartwork").
Il successo riscosso dall’artista durante la sua carriera è tale da creare una vera e propria moda: negli ultimi anni è infatti esploso il fenomeno del biomechanical tattoo, che squarcia la pelle per mostrare che tutti, dentro, siamo degli automi. Un mero fenomeno modaiolo? O la forza espressiva di questo artista, che comunica il dramma del disfacimento della realtà, è tale da poter essere impressa nella carne? Giger si esprime in modo chiaro: “Ammiro molto chi porta questi tatuaggi e a queste persone va il mio più profondo rispetto. Sono i fan più sinceri delle mie opere. In quanto portatori viventi dei miei quadri assomigliano a musei all’aperto; ciò significa che non si può, o per lo meno non è ancora possibile, custodirli in cassette di sicurezza, come succede invece per gran parte dei preziosi capolavori d’arte”.
Si consiglia "HR. Giger Revealed", documentario DVD di 52 minuti dedicato al grande artista svizzero, uscito nel 2009 per Deepside Production
The H. R. Giger DVD includes:
* Stuff that Giger always dreamt of, come to live!
* H. R. Giger's work finally 3D animated!
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