The Borderlines MULTICOLOR
Seconda uscita per i friulani The Borderlines dopo il debutto omonimo del 2010. Questo “Multicolor” esce per Areasonica ed è un lavoro di discreto indie-pop a forti venature brit (e non solo per il cantato in inglese), in cui le armonie ritmiche di chitarra e batteria riescono a colorare in maniera omogenea le dieci tracce del disco. L’episodio sicuramente meglio riuscito risulta la title track con la sua cadenza decisamente trascinante e punto più alto del disco insieme alla altrettanto trascinante It takes two to tango. Probabilmente il titolo vuole anche essere un manifesto delle intenzioni della band nel proporre un suono eterogeneo anche se questo obiettivo pare un po’ sfumato.
Nonostante la produzione molto curata e l’attenzione negli arrangiamenti, infatti, il disco pare un po’ troppo centrato su poche tinte che, per quanto ben focalizzate, risultano un po’ ripetitive. Certo, ci sono sprazzi garage come in Be mercury e Monkee maker, le ballate brit di Mean what I say, la conclusiva Smile is a sign, il cantante Manuel Cargnelutti ricorda a tratti il Paul Weller giovanile con la giusta rabbia vocale, ma questo sembra non bastare ad uscire da un certo senso di ripetitività che vede uno squarcio solamente nell’elettronica dissonante del minuto scarso di Disharmony in love. Un buon lavoro che però non riesce a sprigionare in maniera originale le lezioni delle band inglesi dagli anni ’90 ad oggi, in attesa, probabilmente, di riuscire ad aggiungere colori ad una tavolozza che per quanto ben strutturata appare ancora troppo scarna.
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