Minimal Whale MINIMAL WHALE
Vengono da Genova e sembrano avere le idee abbastanza chiare su come si scrivano delle buone canzoni senza dover necessariamente ricalcare cliché abusati altrove. Il trio che si cela sotto il nome Minimal Whale giunge infatti a questa omonima prova discografica proponendoci un rock affatto avaro di contaminazioni e senza quasi mai perdere di vista un centro focale melodico piuttosto accattivante. Così, se una certa vena progressive veicola influenze provenienti dal math-rock e dal noise, incorporando anche elementi di derivazione jazzistica, non sembri azzardato accostare il risultato di tanti sforzi al termine pop. Sotto questo punto di vista episodi come Five on Four, Laydown e Pictures suonano molto ben riusciti mentre in altri, pur mantenendosi su di un buon livello, può accadere che si distragga dall'ascolto per via di un impasto sonoro non sempre limpido e dettagliato, aspetto questo che caratterizza comunque un po' tutto il disco. Un certo utilizzo del sassofono non può che richiamare alla mente i mai abbastanza compianti Morphine, anche se va sottolineato come proprio alcune parti di sax costituiscano l'aspetto meno convincente dell'album. Senz'altro meritevole invece è la scrittura dei testi, mai banali e quasi sempre fluidi nella loro musicalità. In particolare, notiamo come anche i Minimal Whale siano rimasti affascinati dalla potenza evocativa racchiusa da "Le Onde", l'imprescindibile capolavoro di Virginia Woolf, romanzo del quale i tre genovesi si servono per la stesura di Virginia's Whale. Infine, mettendo sul piatto della bilancia pregi e difetti di questo lavoro, non possiamo che consigliarvene l'ascolto.
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