Beatrice Campisi IL GUSTO DELL’INGIUSTO
L’inclinazione per il meticciato della cantautrice siciliana Beatrice Campisi si avverte sin dalla prima nota del suo disco di esordio “Il Gusto dell’Ingiusto”, prodotto nell’ambito dell’iniziativa Sillumina – Copia Privata per i Giovani, per la Cultura; il meticciato, si diceva, vero protagonista della vita artistica di Beatrice Campisi divisa tra jazz, cantautorato e sperimentazione. Una biografia di ibridazione che non ha difficoltà a generare un lavoro di intarsio particolarmente interessante, tutto orientato alla ridefinizione delle identità soggettive e collettive. Un disco fatto delle intimità affollate che invadono I Contorni dei Ricordi e delle folle solitarie in esilio di Cielo a Pois. Un disco costruito intorno agli incontri da crocicchio tra jazz e musica popolare che parla con la voce evidente della PFM e in generale della narrazione progressiva degli anni ’70 italiani. Valore aggiunto in questo senso la partecipazione di Claudio Lolli che introduce la psichedelia a bassa intensità di Mondo sintetico nella quale giganteggia l’hammond di Riccardo Maccabruni al quale si affiancano nella formazione base Rino Garzia al basso e Stefano Bartoletti alla batteria.
Tuttavia Lolli non è l’unico ospite di un album che vanta collaborazioni pregistiose, una su tutte quella di Antonio Marangolo al sax in I Contorni dei Ricordi nella quale Campisi ci svela la sua parte più umbratile e cantautoriale. C’è da restare storditi in questo rutilare di pietre preziose incastonate in suoni ruvidi e colti magistralmente fusi dalla sensibilità produttiva di Jono Mason il quale è riuscito a restituire forma fruibile a una materia incandescente e, proprio per questo, a rischio autoreferenzialità. Nel complesso una prova che ha la maturità della spregiudicatezza e la stringente necessità degli incontri che nascono in strada, per caso. Incontri difficili da gestire, non per tutte le sensibilità esattamente come quelli narrati da Agostino nelle “Confessioni”, capolavoro della filosofia e della letteratura universale al quale rispettosamente la Campisi si ispira nella scrittura di “Il Gusto dell’Ingiusto”. Una bella sorpresa.
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