Fast Animals and Slow Kids Hybris
Questa band di Castiglione del Lago si presenta con una confezione tra le più belle passate tra le mani dei recensori di Distorsioni negli ultimi tempi (bella la copertina, bello il ricco libretto) e con una carta vincente fuori dal comune: il nome! Chiamarsi ‘animali veloci e bimbi lenti’ è un vero e proprio colpo di genio. Venendo alla musica, i due minuti di introduzione strumentale della prima traccia, Un pasto al giorno, rivelano un’ottima perizia tecnica di una band che offre una intelligente psichedelia, fatta di atmosfere scure che detonano in improvvisi fulgori. Ottimi anche gli arrangiamenti di archi e fiati che impreziosiscono il tutto. All’ingresso della voce, però, non si possono non sollevare alcune perplessità: il cantato arrabbiato, ringhioso, volontariamente urticante, stona un po’ con la cura delle parti strumentali in bilico tra space rock, noise e post-punk. Anche in Combattere per l’incertezza, dal testo angosciante, nichilista, un po’ alienato, ritroviamo ottime costruzioni chitarristiche di gusto inconsueto, ma ancora una volta la voce irrompe con tutta la sua rabbia. Dammi più tempo, con il ticchettio scandito dagli arpeggi dei vari strumenti che si sovrappongono tra loro, ha di nuovo un’introduzione gustosa, piacevole e intelligente, che però, puntualmente, con l’arrivo delle parti vocali, si riconduce ancora una volta a stilemi post-punk già sentiti. Francamente l’inizio del brano rivela che la band potrebbe dare di più e dimostrare una cifra stilistica superiore. Anche i testi, che sembrano scritti per “spingere sul pedale dell’acceleratore” a tutti i costi, nell’intento di épater le bourgeois costantemente, spesso si avviluppano in se stessi risultando forzosamente contorti, come in Maria Antonietta (Io morivo e invece davo morte / Lei moriva ed io restavo inerte / La mia mente era da un’altra parte / dico: la mente era da un’altra parte) o nella rabbiosissima Troia (il mio trofeo / è stato un vanto / che adesso il mare / riporta a fondo). Concludendo: una band che strumentalmente ha già raggiunto la propria maturità, ma che sul piano vocale e delle liriche deve accettare ancora il fatto che coraggio significa staccarsi da certi clichèes ‘maledetti’, non esaltarli.
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