El Matador Alegre DREAMLAND
Non si riesce bene a capire quanti siano o chi sia realmente El Matador Alegre. Nelle note di copertina dell’album (che può vantare una grafica bellissima, tra le più affascinanti che abbiano circolato nel mondo indie italiano negli ultimi anni), si leggono due nomi: Giuseppe Vallenari e Gio. Ma in qualsiasi nota di accompagnamento El Matador parla di sé al singolare. Va detto che questo è il secondo album, mentre il precedente, del 2012, vedeva in formazione il solo Vallenari. Ma la formazione a due è comunque arricchita da numerosi ospiti in studio.
In realtà non è che sia proprio così Alegre, come vuole farci credere dal nome, questo Matador: anzi, persino nei brani più veloci c’è sempre una vena malinconica di sottofondo, un certo struggimento. Le coordinate sono quelle del più tipico cantautorato degli ultimi vent’anni, sia esso europeo (Kings of Convenience) o statunitense (Sufjan Stevens, Peter Bradley Adams). Il tutto, però, è mediato da una bella dose di trip-hop: le chitarre acustiche e i pregevoli arrangiamenti di archi che accompagnano la maggior parte dei brani sono piacevolmente amalgamati con vecchie drum-machine molto lo-fi e decisamente vintage, da arpeggiatori di sintetizzatori, da fruscii in stile vecchio vinile volontariamente giustapposti e da costrutti bassistici veramente trainanti, “groovosi”, che danno un bel movimento al tutto.
Il matrimonio tra cantautorato, elettronica, folk, indie-rock, alla fine è squisito. Ed è anche un po’ spiazzante, a dir la verità: tutti gli ingredienti si amalgamano con una fluidità inaspettata, non cozzano mai gli uni contro gli altri, ma anzi danno una ricchezza sonora che funziona bene come bellissimo supporto alla soave e morbida prestazione data da un cantato mai sopra le righe. A fare ulteriormente buon gioco a questo amalgama conta una produzione sonora curatissima, dove ogni cosa è al suo posto, tutti i suoni sono ben dipanati, ogni sfumatura fa capolino proprio là dove la si vorrebbe che spuntasse fuori. Songwriting fresco e ispirato, arrangiamenti originali, sonorità bellissime: che cosa chiedere di più?
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