A Violet Pine Again
Si viene travolti da un grumo di fuzz nell’attacco di Interstellar Love che si apre in una rifrazione di chitarre contemporaneamente pesanti ed eteree: già questo basta a definire le coordinate del trio pugliese, al terzo disco, passato dalle pagine di Distorsioni con i primi due album, “Girl” (2013) e “Turtles” (2015).
A quattro anni dal secondo disco e con una line-up rinnovata con Francesco Bizzoca al basso, A Violet Pine ripropongono il sound dei pilastri dell’alt-rock dei 90’s come stoner-doom e shoegaze: una musica dura, quella di “Again” che non ha paura di sporcarsi nel rutilante incedere di Run Dog, Run!, di concedere alla title-track di affondare in spirali di feedback atmosferici o di erigere muraglie sonore in When Boys Steal Candies. Black Lips abbassa il volume che però nel finale risuona di malinconia shoegaze e la stessa sorte tocca a Monster dove però la saturazione dei fuzz raggiunge un livello quasi insostenibile. La conclusiva Z00 riporta i medesimi esiti, in un continuo gioco di forte/piano, tra arpeggi e distorsioni rovinose. Gli A Violet Pine sanno dove vogliono andare a parare e come già detto, le coordinate sono chiare fin da subito: in un cono di luce nera dove shoegaze, ritmiche quasi trip-hop e rock alternativo si incontrano con stoner-doom e musica psichedelica. Ne emerge una nuvola di fuzz malinconica, tendente alle tonalità più grigie dell’animo rock. Per quanto ci riguarda, una conferma.
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